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venerdì 21 marzo 2025
 
Elezioni presidenziali
 

Iran, fuori dalle urne la protesta delle madri delle vittime: «Boicottate il voto»

28/06/2024  Elezioni iraniane. I social media sono pieni di video in cui le donne invitano al boicottaggio, mostrandosi accanto alle fotografie delle figlie, ma anche dei figli uccisi dal regime teocratico

Sono aperti da questa mattina alle 8.00 ora locale i seggi per le elezioni presidenziali, anticipate per sostituire il presidente Ebrahim Raisi morto in un incidente aereo il 19 maggio scorso. La tornata elettorale vede in corsa 4 candidati: tre conservatori e un riformista. Secondo il ministero dell'Interno, 61.452.321 iraniani, sia nel Paese sia all'estero, hanno il diritto di voto. In un contesto quantomai incerto per il Paese guidato dai leader religiosi è stato proprio Ali Khamenei a esortare i cittadini a partecipare al voto per le elezioni presidenziali, in quanto si tratta di «un importante test politico», ha affermato oggi dopo aver votato. Khamenei ha invitato la popolazione a prendere sul serio le elezioni, a partecipare al voto e a scegliere il candidato migliore. «Per coloro che nutrono dubbi se votare, non c'è motivo di averne. È facile e non dà loro fastidio né prende loro tempo, anzi, porta molti benefici», ha sottolineato, secondo la Tv statale.

Dichiarazioni che provano a distendere un clima che è deflagrato dal 16 settembre del 2022, quando Mahsa Amini moriva mentre si trovava sotto la custodia delle autorità iraniane. La giovane curda di 21 anni, la cui uccisione ha provocato una lunga scia di proteste contro le autorità iraniane e i religiosi al governo della Repubblica islamica sin dalla rivoluzione del 1979. Le proteste per la sua morte sono state violentemente represse dal regime, con oltre 500 persone uccise o condannate a morte, anche attraverso processi sommari, e alla detenzione di oltre 22mila.

Cortei che si sono intensificati nelle ultime settimane e in queste ore di urne aperte, con al centro un tema preciso: l’obbligo per le donne iraniane di indossare il velo, o hijab. La legge che obbliga le donne a indossare l’hijab nei luoghi pubblici ed esiste una polizia cosiddetta “morale” incaricata di far rispettare precetti come questo, anche ricorrendo alla violenza, la carcerazione e le tortura. Ad oggi l’Iran è l’unico Paese al mondo - insieme all’Afghanistan dei talebani - ad avere norme del genere che impongono l’obbligatorietà di indossare il velo.

Per quanto sia assai improbabile che la legge sull’obbligo di indossare il velo sia abrogata o anche riformata, oggi non portare il velo per strada è molto più normalizzato, specialmente fra le donne giovani che vivono nelle città. L’effetto di queste proteste ha obbligato - di fatto - la maggior parte degli agenti della polizia religiosa a chiedere alle donne di rimettersi il velo se le incontrano per strada senza, altri adottano punizioni molto più serie.

Sul tema l’unico tra i candidati alla presidenza a sostenere un notevole ridimensionamento dell’obbligo di indossare l’hijab è l’ex ministro della Sanità, il riformista Masoud Pezeshkian che durante la sua campagna ha utilizzato durante i suoi comizi la canzone “Baraye”, considerata l’inno delle proteste per la morte di Mahsa Amini

Sono molti tra gli attivisti e le attiviste per i diritti in Iran che hanno visto questo cambiamento come positivo, altri sono di diverso avviso. Come Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace e leader delle attiviste per i diritti delle donne nel Paese, che si trova in carcere per scontare una condanna a 10 anni. È dalla cella che ha invitato le persone a boicottare le elezioni, definendole una farsa, anche perché il presidente - che sarà eletto con questo voto - non ha controllo sull’abolizione di una legge così importante per l’identità del regime teocratico iraniano, come quelle legata all’obbligatorietà del velo per le donne. Scelta che dipende quasi direttamente dalla Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei. Intanto fuori da centinaia di sedi dove gli iraniani possono votare ci sono proteste degli attivisti delle madri delle vittime che chiedono di boicottate il voto.

L’evento è il più seguito a livello politico dai Paesi esteri dell’area del Medio Oriente, perché l’Iran è al centro di una serie di crisi geopolitiche internazionali come la guerra nella Striscia di Gaza e la questione nucleare che pone il Paese in contrasto con le potenze occidentali, a partire dagli Stati Uniti. Se nessuno dei quattro candidati otterrà il 50 per cento dei voti, il 5 luglio si terrà un secondo turno. I risultati ufficiali saranno annunciati entro il 30 giugno, ma quelli parziali potrebbero arrivare già sabato 29 giugno.

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