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Il nostro oratorio dagli orizzonti aperti

10/02/2022 

Di questi tempi, dalle parti di Varese, c’è un UFO vero, che non sta in cielo, ma in terra. A Saronno, dietro l’antico Santuario del 1498, intitolato alla Beata Vergine dei Miracoli. Un posto unico, innovativo, dove la «Chiesa in uscita» è diventata, genialmente, una «Chiesa in entrata», aperta ai ragazzi del territorio che non frequenterebbero l’oratorio ma ci vanno, dal lunedì al giovedì, negli spazi ristrutturati da poco, per studiare, fare teatro, musica, arte.

UFO (acronimo di è “urgente Forzare l’Orizzonte”) è il nome dell’associazione di promozione sociale ideata e costituita il 10 agosto 2020 da sette soci fondatori, tra cui Alessandro Mantegazza, professore di filosofia; Laura Banfi, esperta di danza e performance; Viola Sambrotta, laureata in economia e formatrice teatrale, ed Emanuele Fant, insegnante, scrittore e regista. Sono loro a curare la gestione creativa di questo spazio e ad accoglierci: «Non ci siamo inventati noi l’idea di questo spazio rinnovato», racconta Emanuele, che è anche presidente dell’associazione. «Ci ha cercato don Armando Cattaneo, sino a non molti mesi fa prevosto della Comunità pastorale Cristo Risorto. Doveva ristrutturare l’oratorio e voleva ricreare uno spazio che fosse per tutti, non solo per quelli che già ci venivano. Ecco la nostra sfida e la fatica: far crescere una storia nuova dentro una storia che esiste da tantissimi anni».

Sembra di risentire Gesù: chi metterebbe un vino nuovo in otri vecchi? Loro hanno accettato la sfida e da qualche mese hanno aperto UFO, vino nuovo in otri nuovi: «Per vedere l’UFO», aggiunge Emanuele, «bisogna alzare la testa, un’esperienza che abbiamo vissuto o desiderato tutti. L’UFO non si sa come sia, esattamente come questo posto, che cresce con gli incontri che facciamo. Non è mai identico. E poi ci piace questo nome perché ha a che fare col cielo, senza avere caratterizzazioni respingenti per nessuno».

L'accademia del profondo

La ricerca del cielo riguarda tutti: per questo, nello spazio dell’UFO, gli educatori propongono ai ragazzi battute di caccia al senso. Così la sera, finita la caccia, i vari gruppi si ritrovano per scambiarsi le rispettive scoperte di nuovi “sensi” e, perché sia un’esperienza reale, bevono insieme una tisana: «Le mie preferite sono quelle con lo zenzero», racconta uno dei ragazzi, Mehdi.

«Qui trovo quell’aroma e quel sapore un po’ speziato che tante volte ho cercato». Noi siamo entrati nell’UFO un giovedì pomeriggio: fuori, qualcuno giocava a calcio, mentre ai “piani alti” c’erano ragazzi delle superiori che studiavano, chi in silenzio, chi confrontandosi. Al piano terra, nel piccolo teatro adattabile anche a sala di danza, ci hanno accolto i ragazzi dell’Accademia del profondo, che hanno creato e realizzato, con Viola, Laura ed Emanuele, uno spettacolo di successo su Dante. Mettono in scena la loro personale visione del viaggio nell’inferno. Lo spettacolo utilizza speciali “marionette”, grandi quasi come una persona e frasi scelte dai ragazzi, lette da persone che sono in carcere a San Vittore: «Il percorso che ci ha portati sino a qui ci ha insegnato a confrontarci», dice Gabriele, uno dei ragazzi. «Durante i mesi del lockdown ci incontravamo, magari on line, per discutere dei temi della Divina Commedia ma anche per attualizzarli nel nostro modo di vivere. Questa esperienza ci ha aiutato a fare un percorso verso il male che tocca noi e che in pandemia sta toccando un po’ tutti. Ci ha aiutato a guardarci dentro. È meraviglioso ciò che possiamo creare insieme».

Per Laura Banfi, “prof” responsabile dell’inclusione in una scuola media salesiana di Castellanza, danzatrice e, qui a Saronno, educatrice e guida dei ragazzi dell’accademia, il segreto di UFO è proprio nel fare creativo, nella concretezza di una bellezza che si ritrova e condivide ascoltando il suono del respiro degli altri, in un tempo in cui respirare è per tutti il più prezioso dei doni: «UFO», spiega, «vuol dire che è “Urgente Forzare l’Orizzonte”. Abbiamo desiderato insieme ai ragazzi forzare, provare, andare al di là dell’ovvio. E l’urgenza che abbiamo condiviso con loro è quella di fare, creare insieme con arte»

Oltre l'isolamento

Come dice Maria Chiara, una delle giovani attrici dell’accademia: «In tempi di Covid, abbiamo avvertito forte l’urgenza di uno spazio che non fosse la nostra casa, dove tutti eravamo stati costretti a stare ininterrottamente per tre mesi. Avevamo proprio bisogno di uno spazio diverso dove coltivare nell’arte una ricerca nuova».

Il tempo del Covid-19 è disagio, dolore, chiusura, spaesamento. Ma anche occasione per andare a vedere cosa c’è al di là del muro: «Non abbiamo tutte le risposte, qui, ma uno spazio per le domande di senso dei ragazzi non manca mai», conferma Emanuele. Viola Sambrotta, laureata in Economia, formatrice teatrale, educatrice in UFO, aggiunge: «Anche se è un paradosso, eravamo tutti confinati in uno spazio on line, che ci avvicinava ma ci teneva distanti. Siamo stanchi di spazi on line dove ritroviamo sempre quelli uguali a noi. Vogliamo uscirne. È quello che abbiamo voluto fare qui: creare uno spazio fisico aperto a tutti».

Tra una parola e l’altra, suonano le campane del santuario e viene da chiedere a questi attori del profondo come si parlino la fede e la loro esperienza in UFO. Maria Chiara risponde con un’immagine illuminante sul valore di questa particolare esperienza di pastorale giovanile cittadina: «Qui sotto c’è una cantina che diventerà una cappella. Sono molto legata a quel posto che sta un po’ nascosto. Quando entri non lo vedi, devi andarlo a cercare. Scendere di sotto mi ha sempre dato il senso di entrare in un’altra dimensione, speciale». Dal basso, si arriva in alto. Come i Magi, possiamo vedere una stella e decidere, pazzamente, di seguirla. «Anche alla nostra età arriva il momento in cui devi uscire dal tuo guscio, confrontarti con l’altro, con chi è diverso da te. Andando fuori, alla fine trovi la strada per crescere. Questa è la luce che mi ha attratto qui», confida David.

Riprendendo le parole del poeta Davide Rondoni, che è venuto a UFO, bisogna attraversare tante oscurità per diventare luminosi. Lo si fa anche qui: si può arrivare da qualsiasi posto, cercare la luce che cambia la vita, vederla insieme agli altri e poi ripartire, in una sera buia d’inverno, con occhi luminosi, scaldati da una tisana e dai sorrisi che una mascherina non riuscirà mai a nascondere.

 
 
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