Il popolo della pace si dà appuntamento a Roma, sabato 5 novembre, per chiedere il cessate il fuoco fra Russia e Ucraina, l’avvio di un negoziato, la messa al bando delle armi nucleari e per esprimere solidarietà al popolo ucraino e alle vittime di tutte le guerre. Il movimento per la pace di Europe for Peace unisce le forze della società civile italiana e raccoglie centinaia di adesioni associazioni laiche e religiose, sindacati, comunità. Ci sono Cgil, Cisl e Uil; il Gruppo Abele e la Comunità di Sant’Egidio, le Acli e Arci, la Focsiv e la Comunità Papa Giovanni XXIII, Libera e Pax Christi, Emergency e Beati i costruttori di pace. L’elenco delle adesioni si allunga ogni giorno. “Sarà la manifestazione per la pace della società civile italiana, i partiti politici potranno partecipare se aderiscono alla piattaforma”, ribadisce Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo della Rete italiana pace e disarmo.
“Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime. Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza”,spiegano gli organizzatori. “Questa guerra”, aggiungono, “va fermata subito. Basta sofferenze. L’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco. È urgente lavorare ad una soluzione politica del conflitto, mettendo in campo tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale, portando al tavolo del negoziato i rappresentanti dei governi di Kiev e di Mosca, assieme a tutti gli attori necessari per trovare una pace giusta. Insieme con papa Francesco diciamo: “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
“Il nostro lessico deve ritrovare la parola pace, e deve farlo anche la politica”, chiede Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli. “Insieme con papa Francesco”, dice Flavio Lotti, coordinatore della Marcia PerugiAssisi, “chiediamo: Cosa deve ancora succedere prima che si decida di fare qualcosa per fermare la guerra?”. E ha aggiunto: “Noi chiediamo al nuovo Parlamento e al nuovo Governo di rispondere all’Appello del Papa dando corpo ad un piano d’azione per far tacere le armi e “avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
In vista della manifestazione del 5 novembre sono previste tre giornate di mobilitazione per la pace dal 21 al 23 ottobre in almeno un centinaio di città italiane.