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venerdì 04 ottobre 2024
 
 

In piazza contro i giudici. E la Carta?

11/05/2013  Finché la Repubblica si basa sulle regole scritte nella Costituzione è inammissibile che gli esponenti di un potere dello Stato manifestino contro l'esercizio di un altro potere.

Comunque la si pensi, qualunque sia l’idea politica che si sostiene, finché resta in vigore l’attuale Costituzione, nessuno, men che meno chi fa parte di un partito al Governo, può parlare di «Magistratura fuori controllo». Se non altro perché è un ossimoro. Se la Magistratura fosse sottoposta al controllo di chicchessia, perderebbe le prerogative che la Costituzione le assegna: l’«autonomia» e l’«indipendenza», volute dai costituenti per garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.

Per la stessa ragione non è ammissibile, stando dentro la  Costituzione, che chi rappresenta un potere dello Stato scenda in piazza contro l’esercizio di un altro potere. Indagare ed emettere sentenze, senza obbedire ad altri che alla legge, è il dovere della Magistratura. I magistrati non possono sottrarsi agli atti imposti da questo dovere e i cittadini, quand’anche fossero cittadini che governano o ambiscono a governare, non possono sottrarsi agli effetti di questo dovere.

Sul bilanciamento dei poteri si regge l’architettura dello Stato che abitiamo: chi rifiuta quel bilanciamento si colloca di fatto fuori dalla Costituzione. Un magistrato che non condivida una legge approvata dal Parlamento, qualora dubiti che sia una legge incostituzionale, può chiedere alla Corte Costituzionale di verificarne la compatibilità con la Carta, ma non può rifiutarsi di applicarla non appena sia entrata in vigore. Chi governa o legifera se non condivide nel merito una sentenza emessa da un Tribunale, può appellarsi contro di essa fin dove sia consentito nel processo, ma la deve rispettare e non può disconoscerla al di fuori dei gradi di giudizio. Diversamente saltano i paletti dello Stato democratico, disegnato dalla Costituzione repubblicana.

La cosiddetta "prima Repubblica", vituperata e difettosissima, ci ha regalato non pochi esempi di esponenti delle istituzioni processati o indagati. Alcuni ne sono usciti colpevoli, altri innocenti, altri prescritti, altri archiviati. Avranno certamente sofferto il controllo della giurisdizione, ma l’hanno rispettato. Non solo perché questo è l’atteggiamento che si conviene allo stile di uomini di Stato, ma perché queste e non altre erano e sono le regole scritte nella Costituzione italiana. Tuttora valide, a dispetto delle apparenze.

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