C’è un paradiso di boschi e acque, in Valle Gesso, a 1.250 metri d’altezza, nel cuore del Parco delle Alpi Marittime, dove il cellulare non riesce a prendere. Quassù, al confine con la Francia, tra enormi faggi secolari, al posto dell’inutile smartphone, a risuonare è la Parola di Dio.
Siamo nella frazione più alta di Entracque, a San Giacomo, nel Cuneese, dove sorge quella che un tempo fu la reale “casa di caccia” fatta erigere da Vittorio Emanuele II nel 1873. Restaurata dai Gesuiti nel 1963, l’elegante residenza è diventata un isolato “romitaggio” dove, dal 1972, nel mese d’agosto, si tengono le settimane bibliche, una proposta di scoperta della Scrittura che i gesuiti ogni anno rinnovano, con successo, per i giovani, «per gustare la bellezza della Parola, liberi da schemi precostituiti», come recita l’essenziale dépliant dei corsi.
«Non si tratta solo di corsi biblici con taglio esperienziale, bensì di un vero studio del testo, sul quale il biblista offre alcuni strumenti esegetici e una traccia di lavoro, che poi viene seguita dal gruppo durante la giornata, prima di una verifica finale. Chiaramente, poi, la Parola accolta con apertura e condivisa in gruppo interpella la vita di ognuno e può diventare occasione d’incontro con Dio», spiega padre Giancarlo Gola, biblista, 59 anni, coordinatore delle settimane bibliche, nonché uno dei docenti dei corsi.
Un’altra caratteristica delle settimane che s’impose con il tempo a San Giacomo, è la presenza di un’équipe di animatori laici che guidano i partecipanti, divisi a piccoli gruppi, e li facilitano, promuovendo attività interattive come, per esempio, drammatizzazioni didattiche. Uno di loro è Giuliano Pallaro, 35 anni, insegnante di Chieri: «Il nostro compito», dice, «è quello di aiutare questi giovani che quando arrivano qui non si conoscono a creare tra loro buone relazioni». Il resto lo fa il fascino della Bibbia in un contesto naturale che provoca meraviglia e meditazione.
Conferma tutto un’altra animatrice, Chiara Bena, ventottenne torinese, insegnante di sostegno e catechista in parrocchia: «A San Giacomo vengono giovani da ogni parte d’Italia. A volte anche dall’estero. Accettiamo anche giovani famiglie. Ognuno porta aspettative, esperienze e stati d’animo diversi. A un certo punto del corso scatta sempre qualcosa, grazie allo stare assieme, che ti trasforma. Io sono arrivata qui per la prima volta a 17 anni, per fare la baby-sitter ai figli di alcuni corsisti. Intuii subito che si trattava di un’esperienza davvero forte. E l’anno dopo mi sono iscritta. Da allora, d’estate salgo sempre quassù». Ora Chiara è nello staff d’animatori della prima settimana, quella che va dal 4 all’11 agosto: «Si tratta di una settimana introduttiva, per chi non sa molto dei Sacri Testi. Si cerca di dare alcune “chiavi” per entrare nella Bibbia», spiega. Titolo del corso, tratto dal Salmo 62, «Una parola ha detto Dio, due ne ho udite».
Francesca Bosa, 21 anni, di Chieri, studentessa universitaria a Economia, l’anno scorso ha frequentato la terza settimana dedicata alla figura di Giuditta e la donna nella Bibbia. Entusiasta, tornerà anche questo agosto: «Ho vissuto un’esperienza bellissima. Pensavo di salire quassù solo per riposarmi e rigenerarmi fisicamente e invece il corso m’ha dato molto di più: ho iniziato a mettermi veramente in ascolto di me stessa. Ed è stata, inoltre, un’occasione per entrare in relazione con persone nuove e interessanti, con la natura straordinaria di questo posto e, infine, con Dio. Al termine del corso, grazie alla Bibbia, ti senti amato dal Signore. È come se avessi ricevuto una piccola carezza da Lui».
La giornata nell’eremo, oltre che dal lavoro sui testi, è scandita da momenti di preghiera comunitaria, di convivialità, di svago e di passeggiate in montagna.
«La gestione della casa, eccetto la cucina, è fatta tutti assieme, si basa sul volontariato e sulle libere offerte dei partecipanti, in modo che se qualcuno si trovasse in difficoltà economica possa parteciparvi lo stesso» precisa padre Giancarlo Gola, che ha un buon motivo per essere particolarmente legato a San Giacomo: «Quassù giunsi la prima volta a 16 anni. Era il 1975. Fu per me una settimana decisiva: tra questi boschi, in questa casa, nacque la mia vocazione religiosa», rivela agguantando ricordi ed emozioni.
Il gesuita quest’anno sarà impegnato, assieme ai confratelli padre Guido Bertagna e padre Claudio Zonta, come relatore anche nel terzo corso (dal 18 al 25 agosto) che, come in altre edizioni, mette assieme il linguaggio biblico e quello cinematografico. “Per una lettura dell’Apocalisse: (ri)velazioni tra Bibbia e cinema comico” è il titolo dell’itinerario. «Scritture e comicità hanno molto in comune», osserva padre Gola: «Rompono regole stabilite e smascherano i meccanismi di potere e di violenza. Avremo come maestro anche un critico cinematografico, Luca Bernabè, che ci guiderà alla visione dei film».
La seconda settimana, infine, condotta dalla biblista Rosanna Virgili, sarà dedicata al tema del lavoro e della precarietà: «Lavoro “se”, lavoro “perché?” Il lavoro nella Bibbia».