Altro che italiani scansafatiche. Sarà per effetto della crisi, sarà per effetto delle nuove tecnologie che ci consentono (e consentono agli altri) di essere facilmente rintracciabili ovunque, fatto sta che siamo diventati un popolo di sgobboni. Chi ha un lavoro se lo tiene ben stretto, anche costo di non staccare mai la spina, nemmeno in vacanza. Il 69% dei lavoratori dipendenti risponde immediatamente a chiamate o email di lavoro, anche se fuori dall’orario di ufficio o addirittura durante le ferie. E’ quanto risulta dal Workmonitor di Randstad, l'indagine sul mondo del lavoro che l’azienda di servizi per le risorse umane conduce trimestralmente in 34 Paesi in tutto il mondo.
Un dato che fa il paio con un altro: in Italia i datori di lavoro che richiedono la disponibilità ai propri dipendenti fuori dall’orario d’ufficio sono il 67%, a fronte di una media globale del 57%. I più “disponibili h 24” del mondo sono i cinesi, con l’89%, mentre i più “liberi” sono gli svedesi, a cui viene chiesta la reperibilità solo nel 40% dei casi. L’Italia in questa classifica è settima, con un trend in forte crescita rispetto a tre anni fa, quando il fuori orario era richiesto a 4 dipendenti su 10. Dati simili anche per quanto riguarda le ferie: al 55% dei lavoratori italiani viene richiesto di essere rintracciabile anche durante le vacanze, ben più della media globale del 47%. Per i più giovani, cresciuti con le nuove tecnologie ed entrati nel lavoro da precari e quindi abituati fin da subito ad accettare tutto pur di ottenere il sospirato rinnovo del contratto, questo tipo di richieste appare assolutamente normale. Ma anche i lavoratori con più esperienza sembrano accettare questa nuova realtà come irreversibile,come dimostrano altri due dati: il 51% si occupa di questioni di lavoro fuori dall’orario d’ufficio per scelta e ben il 78% preferirebbe poter scegliere se fruire dei giorni di ferie oppure rinunciarvi e percepirne il corrispettivo in denaro.
C’è un solo dato che contrasto con questo quadro di italiani sgobboni: il 57% dei lavoratori, a fronte del 33% di due anni fa confessa di occuparsi anche delle proprie questioni personali mentre si trova in ufficio. Anche questo dato dimostra però che i confini tra la vita privata e la vita sul posto di lavoro tendono a confondersi sempre più. E questo di sicuro non ci fa bene.