La copertina di Credere in edicola il 28 novembre 2024 (foto in alto: iStock)
Cari amici lettori, nel numero di Credere di questa settimana (che potete acquistare in versione digitale su EdicolaSanPaolo.it) vi parliamo della Sobicain, la Società biblica cattolica internazionale voluta dal beato don Giacomo Alberione e giunta a cento anni di vita. Una realtà a servizio della diffusione della Bibbia, che ci invita a riflettere sullo spazio che il “Libro dei libri” ha nella nostra vita di credenti.
La Bibbia infatti è un best-seller intramontabile, quasi tutti ne possiedono una…. relegata spesso, però, a prendere polvere su uno scaffale. Una collocazione quasi simbolica, che dice la nostra difficoltà a rapportarci personalmente col Libro sacro per eccellenza.
Una cara amica – mi colpisce sempre il contrasto – la tiene invece, aperta, sul tavolo vicino all’ingresso, su un bel leggio, con una croce e una candela davanti. Segno dell’onore che le riserva e dello spazio che dà alla sua lettura quotidiana. Certo, la storia non ci ha aiutato. I cattolici sono stati “privati” della Bibbia per secoli, fino al concilio Vaticano II: si temeva il “libero esame” promosso dai protestanti e dunque era un libro “proibito”, quel poco che se ne ascoltava nella Messa era in latino.
Come mi confidava un’amica biblista, fino a pochi decenni fa si studiava sui commentari biblici quasi tutti di studiosi protestanti: erano loro i “maestri della Parola”. Un ritardo secolare che pesa ancora, sui singoli come sui gruppi. Per tanti, l’unica porta di accesso alla Bibbia rimane la Messa o il predicatore “famoso”, che magari suscita entusiasmo ma stimola poco alla lettura personale.
In altre culture però si sono sviluppate abitudini ecclesiali diverse. Mi raccontava un giovane prete africano che per lui il primo approccio alla Bibbia è avvenuto in casa: era la mamma a raccontargli brani di Vangelo e spiegarglieli in modo semplice.
E da noi dove avviene il primo contatto? Nella mia esperienza, da ragazzo è stato fondamentale un sacerdote paolino e la lettura condivisa in un gruppo parrocchiale giovanile da lui guidato: lui ci sollecitava con domande e provocazioni, così da “calare” la Parola ascoltata nella vita. Spesso, nell’approccio personale alla Bibbia, la prima preoccupazione è “capire”: giusto, legittimo, ma questo rischia di preoccuparci troppo e bloccarci.
Non mancano commenti accessibili per una prima comprensione. Ma occorre prima di tutto mettersi in clima di preghiera e di ascolto, prendendoci del tempo. È importante anche ascoltare le nostre reazioni alla Parola: “situarsi” nel brano che si sta meditando, prendere coscienza delle nostre reazioni (resistenza, paura, consolazione…), lasciando che la Parola ci “legga” e ci scavi (Ebrei 4,1213). Soprattutto «dobbiamo leggere questo libro dei libri con tutti i mezzi umani. Ma attraverso la fragile Bibbia Dio ci viene incontro come il Risorto…Le parole ci investono come parole che vengono a noi dalla persona di Gesù e perciò diventano brucianti» (D. Bonhoeffer).
Ci aiuta anche una lettura “immersiva” tramite l’arte, che ritorna su Credere con la rubrica “Dio nei dettagli”, a firma di Pietro Pisarra, cui diamo il benvenuto: un approccio spirituale che stimola il cuore e la mente con la bellezza dei grandi maestri. Un caldo ringraziamento va anche a don Carlo Cibien che in quest’anno trascorso ci ha accompagnato a scoprire le ricchezze della liturgia. Possa l’inizio di questo tempo di Avvento metterci nell’atteggiamento della Vergine Maria, «modello» di coloro che «si preparano per andare incontro al Salvatore che viene» (Paolo VI), serbando e meditando – con lei e come lei – le parole di Dio nel nostro cuore (Luca 2,19).