Così piccolo, eppure così grande da fare paura; così fragile, eppure così forte da suscitare reazioni di difesa aggressiva al solo sentirlo nominare; così inerme, eppure così capace di muovere una guerra nei suoi confronti. Di chi stiamo parlando? Dell’essere umano concepito; cioè di colui che la Santa di Calcutta chiamava “il più povero tra i poveri”; che il genetista di fama mondiale, Jerome Lejeune, definiva “l’essere umano nella fase più giovane della sua esistenza”; che due milioni di cittadini europei – supportati dalla scienza e dalla ragione - hanno riconosciuto come “uno di noi”.
Queste considerazioni sono suscitate dall’ennesima reazione sguaiata e agitata che si manifesta tutte le volte che, per un motivo o per l’altro, si torna – giustamente – a parlare del concepito come un soggetto, un essere umano a pieno titolo, un uguale in dignità ai già nati e perciò titolare del primo e più fondamentale dei diritti che è quello alla vita. Questa volta l’occasione del polverone è stata la proposta di legge presentata da 48 deputati della Lega, intitolata “Disposizioni in materia di adozione del concepito”. 7 articoli per offrire – ferma restando la possibilità del parto in anonimato - un’alternativa all’aborto. Nessuna modifica della legge 194, ma semplicemente una duplice opportunità: quella per il bambino di nascere e di essere accolto e quella per la sua mamma di custodire la sua salute minacciata gravemente, come ormai risulta da studi e testimonianze, dalla soppressione del suo bimbo o della sua bimba cullati in seno.
Al di là delle perplessità che potrebbe destare disciplina concreta dell’istituto dell’adozione a favore dei concepiti, resta il merito di tenere ferma l’attenzione sulla vita nascente nei giusti termini: il concepito è, appunto, “uno di noi” e ha diritto a nascere. E poiché è questo che certa cultura non vuol sentire, è quanto mai necessario insistere e continuare a ribadirlo. Si tratta di una battaglia storica per raggiungere un più alto livello di civiltà, al pari delle battaglie che hanno portato al riconoscimento dell’uguale dignità umana nei confronti di intere categorie di soggetti ritenuti - non solo di fatto ma soprattutto giuridicamente - non veri e propri esseri umani, non persone.
Tornando alle iniziative legislative, il tema della vita nascente è di primaria importanza e va affrontato con un respiro più ampio rispetto a quello, pur significativo, dell’adozione dei concepiti in caso di gravidanze non desiderate. Nelle scorse legislature sono state presentate alcune proposte di legge che dovrebbero essere prese in seria considerazione. Una riguarda la modifica dell’art. 1 del codice civile per il riconoscimento della capacità giuridica del concepito in conformità alla Dichiarazione universale di diritti dell’uomo e ciò significa riconoscere che il concepito è un soggetto per il diritto a tutti gli effetti; l’altra riguarda la riforma dei consultori familiari, affinché siano sganciati da ogni compromissione con le pratiche abortive ma siano veramente a servizio della vita nascente e della maternità sul modello dei Centri di Aiuto alla Vita.