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mercoledì 30 aprile 2025
 
monza
 

La protesta solitaria di una mamma di quattro figli per il ritorno della scuola in presenza

08/01/2021  Con un cartello con la scritta "I care, riaprite la scuola, la dad non basta", Silvia Epicoco sta manifestando da sola davanti a un liceo di Monza

Prima di Natale l’aveva promesso ai suoi quattro figli, di cui due alle superiori: «Se il 7 gennaio la scuola non riaprirà andrò da sola a manifestare di fronte a una delle vostre scuole». E quando è arrivato l’ennesimo slittamento della ripresa delle lezioni in presenza alle superiori ha mantenuto fede alla sua promessa: ieri mattina ha scritto il suo cartellone e prima di andare al lavoro si è piazzata davanti ai cancelli del Liceo Mapelli delle scienze applicate di Monza, dove la figlia maggiore frequenta il quinto anno, ed è rimasta lì i piedi per un’ora. Stamattina ha ripetuto la sua protesta solitaria, stessa cosa farà domani. Lei è Silvia Epicoco, 46 anni, una laurea in farmacia e un lavoro come ricercatrice clinica. Nei giorni delle proteste diffuse in tante piazze italiane che vedono scendere in strada armati di cartelli genitori, studenti e professori, Silvia ha deciso di prendere un’iniziativa personale, dare la sua testimonianza come cittadina e come madre. «Nella mia città non ci sono manifestazioni pubbliche e per motivi di tempo non riesco ad andare a quelle di Milano, ma volevo esserci in qualche modo. Ho anche provato a coinvolgere altri genitori ma non ci sono riuscita. Questo però non mi ha fermato: il liceo si trova in una zona periferica, senza passaggio di gente, e allora domani mi sposterò davanti al liceo classico Zucchi che si trova nel centro di Monza. Per me una scuola vale l’altra, quello che conta e lanciare il mio messaggio. Io capisco la pandemia, lavoro in campo medico, ma considero la scuola una priorità. Sono disposta a fare qualsiasi sacrifico, rinunciare a tutto per poter dare ai miei figli una cosa essenziale come la scuola in presenza.  E questa prolungata chiusura è una sconfitta per tutti. A me sembra che non si stia rinunciano praticamente a niente, e che solo l’istruzione sia sacrificata». 

«Ho provato tanta rabbia e impotenza, e ho fatto questa promessa alla mia famiglia. Le mie figlie non volevano, ma io intendevo mantenere fede alla mia parola e mi sono fatta coraggio. Per me è la prima volta di un’azione così eclatante, e ora che l’ho fatto mi sento più forte. Questo dovrebbe far capire a chi deve prendere le decisioni a quale livello di disperazione tanti genitori come me sono arrivati».

Nel suo cartello comapre la scritta I care, il celebre motto di don Lorenzo Milani. E chissà che cosa avrebbe detto lui di questo abbandono prolungato dei ragazzi davanti a uno schemro.

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