Un video con in alto a destra il logo Biotexcom. Sullo sfondo una nursery (in realtà una camera d'hotel) con decine di neonati, il loro pianto è assordante e straziante nonostante le cure delle infermiere. Una donna con mascherina comincia a parlare: «Sono l'amministratrice dell'Albergo Venezia, i vostri bambini sono costantemente monitorati giorno e notte nella stanza materna. Ogni giorno le tate passeggiano con loro all'aria aperta e li lavano... »
Una parvenza di normalità per qualcosa che genera semplicemente orrore. La Biotexcom, specializzata nelle inseminazioni artificiali e maternità surrogate, mostra in questo filmato una sorta di ricovero di bambini, 47 dice l'amministratrice, di cui quattro appena arrivati, nati da madri surrogate attraverso la tecnica dell'utero in affitto e da consegnare a coppie provenienti da numerosi Paesi stranieri tra cui anche l'Italia, dove questa pratica è però vietata dalla legge. Il video continua raccontando che ogni giorno i manager dell'azienda mostrano i bebè ai genitori, impossibilitati a partire a causa del lockdown per concludere la vergognosa attività di "compravendita" di una figlio, e tranquillizzano sul loro stato di salute.
Il video si conclude con un appello. Il lockdown dell'Ucraina, infatti, non permette agli stranieri di entrare salvo un permesso speciale e la Biotexcom chiede ai cittadini stranieri di cercare la collaborazione del Ministero degli esteri del proprio Paese perché ciò avvenga al piu presto.
Al momento Il governo italiano, diversamente dalla Spagna, non ha dato alcun nullaosta alle coppie italiane per andare a prendere i bimbi, Ma non basta. Il mercato di queste creature e lo sfruttamento del corpo femminile è qualcosa di talmente grave che merita una precisa presa di posizione.
Come ha fatto Paola Ramonda dell'Associazione Giovanni XXIII, la Comunità fondata da don Oreste Benzi che gestisce centinaia di case famiglia in tutto il mondo, che in una lettera al premier Conte (qui sotto il testo) chiede proprio di impedire con azioni politiche che questa pratica possa essere utilizzata da coppie italiane e che «i bimbi di Kiev rimangano con le loro mamme, quelle che li hanno partoriti».
Egregio Signor Presidente,
lasciano inorriditi le immagini della clinica Biotexcom, agenzia di maternità surrogata dell’Ucraina, in cui si vedono decine di bimbi sottratti deliberatamente alle loro madri biologiche perché qualcuno li ha pagati. A causa dell’emergenza Covid-19 i “committenti” non possono recarsi in Ucraina per “ritirare” i bambini.
Questo video accende i fari sul vergognoso sfruttamento delle madri surrogate e di tanti bimbi che diventano oggetto di un atto di cessione e che un domani ci presenteranno il conto dell’ingiustizia subita, come già avviene per i figli dell’eterologa. Il pianto di questi bimbi che vediamo oggi sarà il loro urlo per quello che hanno subito domani. I neonati di questa clinica, così come tanti altri bimbi, si trovano in uno status indefinito, anche giuridicamente. La clinica sollecita i committenti a rivolgersi ai Ministeri degli Esteri dei rispettivi Paesi affinché chiedano al Governo ucraino un permesso speciale per recarsi a ritirare i neonati, in deroga alle regole del lockdown. Ci si rivolge anche all’Italia, ci sono dunque anche “clienti” italiani della clinica Biotexcom. Ma in Italia la surrogazione di maternità costituisce reato, integra la fattispecie di affidamento illegale di minore, anche se fatta senza fini di lucro, viola la disciplina sulle adozioni.
Egregio Presidente, proponiamo che l’Italia si attivi a favore di questi bambini:
1. Chiediamo che i bimbi di Kiev rimangano con le loro mamme, quelle che li hanno partoriti. E se non fosse possibile, chiediamo che si dia avvio all’iter dell’adozione.
2. Chiediamo di uscire dall’ambiguità ed intraprendere tutte le azioni politiche per ostacolare il ricorso di cittadini italiani a questa pratica all’estero.
3. Chiediamo di sostenere l’abolizione universale dell’utero in affitto.
Grazie per il Suo servizio al Bene Comune e La saluto cordialmente,
Rimini, 21 Maggio 2020
Giovanni Paolo Ramonda
Presidente Comunità Papa Giovanni XXIII