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martedì 15 ottobre 2024
 
All'angelus
 

Il Papa e la strage di Cutro: «I trafficanti di esseri umani vanno fermati»

05/03/2023  All’Angelus il dolore di Francesco per il naufragio di Crotone che ha provocato (finora) 71 vittime, tra cui molti bambini: « I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere». Ed esprime «apprezzamento e gratitudine» per la «popolazione locale e le istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle»

«I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere».

Papa Francesco all’Angelus esprime, ancora una volta, tutto il suo dolore e sgomento per la strage dei migranti avvenuta un settimana fa davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria, le cui vittime sono salite a 71 dopo il recupero, sabato, dei cadaveri di due persone: entrambi minorenni, un bambino di 2 anni e mezzo e un ragazzo di 12-13 anni mentre domenica mattina un altro corpo è stato restituito dall’acqua.

«Prego per le numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti», ha detto il Papa dalla finestra del Palazzo Apostolico, «manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie».

Nella riflessione prima dell’Angelus, Francesco si sofferma sull’episodio della Trasfigurazione di Gesù che è il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima: «Gesù porta con sé, sul monte, Pietro, Giacomo e Giovanni, e si rivela a loro in tutta la sua bellezza di Figlio di Dio», nota il Papa, «fermiamoci un momento su questa scena e chiediamoci: in che cosa consiste questa bellezza? Cosa vedono i discepoli? Un effetto spettacolare? No, non è questo. Vedono la luce della santità di Dio risplendere nel volto e nelle vesti di Gesù, immagine perfetta del Padre. Si rivela la maestà di Dio, la bellezza di Dio. Ma Dio è Amore, e dunque i discepoli hanno visto con i loro occhi la bellezza e lo splendore dell’Amore divino incarnato in Cristo. Hanno avuto un anticipo del paradiso! Che sorpresa per i discepoli! Avevano avuto sotto gli occhi per tanto tempo il volto dell’Amore, e non si erano mai accorti di quanto fosse bello! Solo adesso se ne rendono conto e con tanta gioia, con immensa gioia».

Bergoglio spiega il senso di questo avvenimento: «Gesù, in realtà, con questa esperienza li sta formando, li sta preparando a un passo ancora più importante. Di lì a poco, infatti, dovranno saper riconoscere in Lui la stessa bellezza, quando salirà sulla croce e il suo volto sarà sfigurato. Pietro fatica a capire: vorrebbe fermare il tempo, mettere la scena in “pausa”, stare lì e prolungare questa esperienza meravigliosa; ma Gesù non lo permette. La sua luce, infatti, non si può ridurre a un “momento magico”! Così diventerebbe una cosa finta, artificiale, che si dissolve nella nebbia dei sentimenti passeggeri. Al contrario», prosegue il Papa, «Cristo è la luce che orienta il cammino, come la colonna di fuoco per il popolo nel deserto. La bellezza di Gesù non aliena i discepoli dalla realtà della vita, ma dà loro la forza di seguire Lui fino a Gerusalemme, fino alla croce. La bellezza di Cristo non è alienante, ti porta sempre avanti, non ti fa nascondere: vai avanti!».

Ma cosa ha da dire a noi, oggi, l’evento della Trasfigurazione? «Questo Vangelo», è la risposta del Papa, «traccia anche per noi una strada: ci insegna quanto è importante stare con Gesù, anche quando non è facile capire tutto quello che dice e che fa per noi. È stando con Lui, infatti, che impariamo a riconoscere sul suo volto la bellezza luminosa dell’amore che si dona, anche quando porta i segni della croce. Ed è alla sua scuola che impariamo a cogliere la stessa bellezza nei volti delle persone che ogni giorno camminano accanto a noi: i familiari, gli amici, i colleghi, chi nei modi più vari si prende cura di noi. Quanti volti luminosi, quanti sorrisi, quante rughe, quante lacrime e cicatrici parlano d’amore attorno a noi! Impariamo a riconoscerli e a riempircene il cuore. E poi partiamo, per portare anche agli altri la luce che abbiamo ricevuto, con le opere concrete dell’amore tuffandoci con più generosità nelle occupazioni quotidiane, amando, servendo e perdonando con più slancio e disponibilità. La contemplazione delle meraviglie di Dio, la contemplazione del volto di Dio, della faccia del Signore, ci deve spingere al servizio degli altri».

Il Papa invita a chiederci: «Sappiamo riconoscere la luce dell’amore di Dio nella nostra vita? La riconosciamo con gioia e gratitudine nei volti delle persone che ci vogliono bene? Cerchiamo attorno a noi i segni di questa luce, che ci riempie il cuore e lo apre all’amore e al servizio? Oppure preferiamo i fuochi di paglia degli idoli, che ci alienano e ci chiudono in noi stessi? La grande luce del Signore e la luce finta, artificiale degli idoli. Cosa preferisco io? Maria, che ha custodito nel cuore la luce del suo Figlio, anche nel buio del Calvario, ci accompagni sempre sulla via dell’amore».

Al termine dell’Angelus, il Papa ha ricordato le «vittime dell’incidente ferroviario avvenuto in Grecia: molti erano giovani studenti. Prego per i defunti; sono vicino ai feriti, ai familiari, la Madonna li conforti». Poi ha rivolto un saluto alla «comunità ucraina di Milano, venuta in occasione del 4° centenario del martirio del vescovo San Giosafat, che diede la vita per l’unità dei cristiani. Carissimi, lodo il vostro impegno per accogliere i vostri connazionali fuggiti dalla guerra. Il Signore, per intercessione di San Giosafat, doni la pace al martoriato popolo ucraino».

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