Leggiamo da molto tempo questa rubrica. Non avremmo mai pensato di scriverle perché non abbiamo mai avuto particolari problemi con i nostri due figli. Ma è successo un fatto particolarmente grave su cui vorremmo un suo parere. Qualche tempo fa la nostra figlia maggiore, che ha 16 anni, ci ha detto, piangendo e con molta fatica, di essere stata molestata sessualmente da un conoscente. È un amico di famiglia sposato, che frequenta la nostra casa da sempre e che conosciamo bene, lui, la moglie e il loro figlio. Una persona che mai e poi mai avremmo immaginato potesse fare una cosa simile. Non abbiamo dubitato di nostra figlia, che è una ragazza serena e tranquilla, molto seria e posata, bene inserita a scuola, nell’attività sportiva, in parrocchia. È riuscita a dircelo a distanza di alcuni mesi dai fatti, perché inizialmente non voleva parlarcene; ne ha parlato con la sua amica del cuore e poi con la psicologa della scuola, che le ha consigliato di aprirsi a noi, offrendole anche il suo aiuto se per lei fosse stato troppo difficile. Adesso vediamo nostra figlia, dopo alcune sedute con questa psicologa, un po’ più tranquilla; noi abbiamo parlato con l’amico che non ha negato i fatti, ha pianto e ha chiesto scusa a noi. Tuttavia, di tanto in tanto nostra figlia ci sembra ancora tanto tesa ed arrabbiata, con modalità che non aveva mai manifestato prima, e noi non sappiamo cosa fare. Che cosa ci consiglia?
— La vicenda che mi raccontate è complessa, e qui non è possibile affrontarla in maniera esaustiva. Ci sono ad esempio implicazioni di legge che configurano un reato, sul quale ovviamente non posso consigliarvi, e che vanno considerate con attenzione e cautela. Relativamente alla rabbia di cui mi parlate, sarebbe opportuno capire che cosa significa e a chi è rivolta. La ragazza ha subìto un sopruso.
La persona che ha commesso le molestie deve poter mettere in atto un gesto di riparazione. Non credo che bastino le scuse a voi, se non vengono fatte anche direttamente alla ragazza, con la vostra mediazione. E anche in quel caso, occorre che vostra figlia possa decidere se vuole o meno incontrare ancora questa persona durante le frequentazioni familiari.
Oppure potrebbe essere arrabbiata con voi, se ritiene che non abbiate preso adeguatamente in considerazione la sua vicenda o che magari l’abbiate ritenuta conclusa con le lacrime del conoscente, senza interpellarla.
Ma potrebbe anche trattarsi di rabbia verso sé stessa: a volte le vittime di questi eventi si sentono in colpa perché ritengono di avere in qualche modo “sollecitato” le molestie con un comportamento eccessivamente confidenziale, oppure perché non hanno denunciato subito l’accaduto, lasciando che si ripetesse e temendo di avere dato così l’impressione di una certa “complicità”. Proseguendo la positiva esperienza con la psicologa con cui si è confidata, e confrontandovi anche voi con la specialista, sarà possibile sciogliere questi nodi irrisolti che provocano la rabbia della ragazza.