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lunedì 16 settembre 2024
 
 

Nidi e servizi per l'infanzia

14/03/2011  Un sostegno più diretto all'iniziativa verrà meglio configurato a partire dalla riforma federalista.

Nel corso del biennio 2009-2010, il gruppo di lavoro “Famiglia e Minori” del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), coordinato da Edoardo Patriarca, ha operato intensamente per fornire proposte e indicazioni finalizzate all’individuazione di una strategia complessiva di Governo e Parlamento nei riguardi dei servizi per la prima infanzia in Italia, snodo cruciale per la conciliazione tra tempi della famiglia e tempi di lavoro. Esito del lavoro è stato un documento di osservazioni e proposte, intitolato “Nidi e servizi educativi integrativi per l’infanzia: orientamenti per lo sviluppo nella qualità delle politiche a partire dall’analisi dei costi”, approvato in via definitiva dall’assemblea del Cnel lo scorso maggio. Nell’impossibilità di pubblicare l’intero documento, riproduciamo qui integralmente la seconda parte, dedicata alle proposte per migliorare l’investimento sui servizi all’infanzia nel nostro Paese, nella convinzione che tale investimento – come è ben affermato nell’introduzione – «non è questione che riguarda le politiche familiari, e neppure è solo questione – rilevantissima – della tutela dei diritti dei piccoli cittadini: è questione che riguarda la possibilità del nostro Paese di tornare a crescere e di pensarsi al futuro».

Negli ultimi quindici anni, la struttura produttiva del Paese e il sistema di protezione sociale hanno subito ampie trasformazioni.
Da anni assistiamo a una diminuzione dei tassi di natalità causata da una serie complessa di fattori che vanno dal costo elevato e dalla scarsa disponibilità e flessibilità dei servizi educativi per l’infanzia, alla difficile conciliabilità tra tempi di cura e di lavoro.

L’Italia dedica alle politiche di sostegno in favore della famiglia – pensata ancora nella funzione di supplenza piuttosto che di investimento e di risorsa imprescindibile – solo il 4,4% della spesa sociale, contro una media Ue del 7,8%. Permane, inoltre, la confusione, in termini culturali, tra politiche specifiche per la famiglia e politiche di contrasto alla povertà, che rimangono, peraltro, entrambe carenti. In ragione di quanto evidenziato nella parte relativa alle Osservazioni, il Cnel intende formulare alcune proposte destinate al Governo, al Parlamento, alle Regioni, al sistema delle Autonomie locali.

La costruzione di un sistema integrato dei servizi per l’infanzia costituisce un arricchimento per il nostro Paese, rappresentando, peraltro, una grande risorsa per le nuove esigenze poste dalla società, come è avvenuto per l’accoglienza dei bambini “stranieri”. Va altresì apprezzato come in questi anni si siano costituite reti e consorzi di servizi del privato sociale che rappresentano un valore aggiunto anche dal punto di vista del rapporto qualità/costi.

Tuttavia, per attuare il principio di sussidiarietà e per corrispondere di più e meglio ai bisogni delle famiglie, garantendo l’accesso ai servizi su tutto il territorio nazionale, il Cnel ritiene ormai non più rinviabile la definizione, a livello nazionale, dei “Livelli Essenziali Sociali”, che necessitano di adeguanti finanziamenti.

L’attuale quadro di realtà dei servizi educativi per la prima infanzia – fatto di insufficiente e diseguale diffusione sul territorio – richiede dunque un proseguimento nel medio-lungo termine di quelle azioni di impulso allo sviluppo e al riequilibrio territoriale che, solo in anni recentissimi, sono state intraprese dai Governi nazionali dopo decenni di assenza di attenzioni. Le esperienze realizzate chiariscono in modo concorde gli elementi di identità dei servizi, il loro orientamento educativo e sociale rivolto al riconoscimento di un diritto alla formazione dei bambini e, unitamente, al riconoscimento del loro valore sociale in funzione di supporto alle famiglie per il pieno esercizio delle loro stesse potenzialità e responsabilità educative.

Gli elementi di qualità che devono costituire elemento di garanzia per bambini e famiglie costituiscono uno standard fondamentale per tutti i servizi pubblici e privati, e le norme, come le funzioni pubbliche di governo e controllo, devono costituire presidio per il loro rispetto all’interno del sistema integrato dei servizi.

In secondo luogo, i costi dei servizi devono essere tenuti sotto controllo secondo una duplice prospettiva:

  1. per garantire quelli necessari alla garanzia dello standard;
  2. per consentire un accesso generalizzato ed equo ai servizi.
L’indagine pilota svolta da Cnel con la collaborazione del Gruppo Nazionale Nidi-Infanzia evidenzia elementi di riferimento importanti sia sui costi di investimento che su quelli di gestione. Per quanto riguarda i costi di investimento, necessari per costruire o ristrutturare un immobile da impiegare per ospitare un servizio educativo per la prima infanzia, i valori soglia rilevanti sono i seguenti:
  • per le costruzioni 1.000 euro per metro quadrato;
  • per le ristrutturazioni 500 euro per metro quadrato;
  • per l’arredo1.500 euro per bambino.

Per quanto riguarda i costi di gestione, i fattori principali nel determinare il costo di un servizio sono:
  • rapporto numerico operatore/bambini;
  • costo del lavoro.

Stabilità organizzativa e esercizio delle funzioni di governo del sistema sono elementi fondamentali per conciliare qualità e costi; questo vuol dire che:

  • per poter rispondere adeguatamente alla complessa domanda delle famiglie, è necessario definire attraverso la governance: la numerosità e la tipologia dei servizi socio-educativi di un territorio; i sistemi di compartecipazione al costo calibrati sull’utilizzo dell’Isee; le tariffe agevolate, le soglie di esenzione e massima di compartecipazione; gli indicatori e i relativi pesi per la selezione del target;
  • occorre sottolineare che il personale impiegato in un servizio educativo è insieme il suo maggior costo, ma anche il principale elemento su cui si fonda la sua qualità; cercare risparmi sui costi del personale induce instabilità organizzativa e tendenza al turn over, che sono due elementi che insidiano la qualità;
  • la gestione razionale delle risorse è fondamentale – anche ovviamente e innanzitutto del personale – e per questo è importantissimo investire su figure di sistema incaricate della direzione organizzativogestionale dei servizi e del loro coordinamento pedagogico;
  • queste funzioni di direzione e coordinamento assumono particolare pregnanza e complessità nel caso degli enti locali, perché è a essi attribuita la funzione di regolare e controllare la complessiva rete dei servizi pubblici e privati attivi sul territorio.

Occorre infine tenere presente che:

  • il governo e il controllo pubblico sono necessari per garantire ai cittadini la qualità in ogni servizio – pubblico o privato – operante sul territorio;
  • il sistema ha necessità di integrare iniziativa pubblica e privata per espandersi attraverso la forza del pluralismo dei protagonismi;
  • solo il sostegno pubblico alla copertura dei costi può consentire all’iniziativa privata di integrarsi pienamente nella rete delle opportunità accessibili ai bambini e alle famiglie in modo generalizzato ed equo.

La prospettiva della riforma federalista sarà dunque, secondo il Cnel, il terreno in cui lavorare per:

  • definire a livello nazionale princìpi, orientamenti e finanziamenti per lo sviluppo e il mantenimento di livelli essenziali di presenza dei servizi su tutto il territorio nazionale, anche per gradi progressivi e tenendo conto delle forti differenziazioni che caratterizzano la fase presente;
  • coordinare maggiormente le iniziative legate allo sviluppo autonomo delle normazioni da parte delle Regioni e delle province autonome;
  • rafforzare le funzioni di riferimento dei Comuni quali titolari delle competenze alla promozione e al controllo del sistema integrato dei servizi pubblici e privati attivi sul territorio.

 
 
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