Nadia Hashimi, 41 anni, nata a New York da genitori afghani, è sposata, ha 4 figli, è medico pediatra, attivista del partito democratico e ama scrivere libri. Il suo romanzo d’esordio si intitola Due splendidi destini (Piemme), l’ultimo, sempre pubblicato da Piemme, si intitola Il cielo più azzurro. Il libro affronta uno dei temi cruciali della nostra epoca: l’immigrazione clandestina. Il protagonista è Jason, un bambino di 12 anni nato in America, orfano di padre e con un mamma afghana immigrata clandestina. La sua è una storia picaresca e appassionante, per fortuna con un lieto fine.
Nadia, quanta parte della sua storia personale ha ispirato questo libro?
“La vicenda è un mix curioso di molte mie esperienze. Come il protagonista, Jason, sono nata negli Stati Uniti da una madre emigrata dall’Afghanistan. Per fortuna i miei genitori hanno lasciato la loro terra natale prima della guerra e non l’ hanno vissuta come altre persone, incluso mio marito. Tanta gente ha perso quasi tutto e ha dovuto rifarsi una vita altrove. Alcuni hanno fatto belle carriere, altri magari lavorano come aiutanti nelle cucine, ma tutti sono determinati a dare ai loro figli un futuro migliore. Il personaggio di Max invece si ispira al mio lavoro di pediatra in ospedale. In ospedale ho incontrato tanti bambini con malattie gravi croniche la cui luce interiore non si è ai offuscata, neppure nei giorni più difficili. Anche New York è un personaggio del libro, volevo raccontare i suoi colori e tutto ciò che può offrire”.
Nel suo libro si parla di immigrazione illegale, un tema sensibile che oggi fa molto discutere. A suo parere questo fenomeno come si può affrontare e qual è il modo migliore per raccontarlo in un libro?
“La situazione economica e la carenza di sicurezza sono i due fattori che spingono le persone a emigrare. Il solo modo per fermare l’immigrazione illegale è rimuoverne le cause, quindi bisogna risolvere i conflitti armati, mantenere una pace stabile, stimolare le economie locali. Sembra facile, ma ovviamente non lo è. Ci sono dispute ideologiche su come raggiungere questi obiettivi, poi ci sono gli effetti del colonialismo e dell’imperialismo. Ad esempio, l’ Afghanistan è stato una vittima della Guerra Fredda. I governi destabilizzati dell’America Centrale hanno portato alla diffusione della violenza e della corruzione, aumentando l’insicurezza delle persone. Fin quando ci sarà la possibilità di una vita migliore da qualche parte, vedremo l’immigrazione illegale.In un libro il modo migliore per narrare questo tema è raccontare il suo impatto su un singolo personaggio. Attraverso la sua storia si può comprendere meglio la lotta di un’intera nazione”.
Come si può spiegare l’immigrazione ai bambini?
“Quando parlo con i bambini, su qualunque tema, comincio sempre con una domanda aperta. In questo caso chiedo che cosa conoscono dell’immigrazione, senza voler imporre loro le mie opinioni. Se le informazioni sono presentate in modo corretto i bambini sono capaci di formarsi le loro opinioni.
Di solito i bambini fanno un sacco di domande, qual è il modo migliore per dare risposte? Ci sono argomenti tabù?
“Una volta mio figlio mi chiese da dove vengono i bambini e io l’ho distratto comprandogli un gelato. Ma certo non basta, i bambini sono insistenti, sono dei veri giornalisti investigativi. I miei figli di 8,7,4 e 3 anni mi fanno domande sulla religione, la politica, Babbo Natale e su tante altre cose. Io credo sia giusto rispondere direttamente e non sottovalutare la loro capacità di ragionare su ciò che diciamo loro. È importante capire che se non rispondiamo noi, lo farà qualcun altro. Non ci son argomenti tabù, magari certi dettagli lo possono essere”.
Essere pediatra influenza il suo modo di scrivere?
“Quando appoggio il mio stetoscopio sul petto di un bambino gli dico che sto ascoltando il suono del battito del suo cuore e il flusso dell’aria nei suoi polmoni. Uso un linguaggio semplice, senza parlare dall’alto in basso.Prima di palpare l’ addome chiedo permesso, in modo che loro siamo in pieno controllo del loro corpo. Faccio lo stesso con la scrittura, dando ai bambini la priorità. I miei giovani personaggi identificano il problema, guidano l’azione e trovano una soluzione. A volte noi adulti non ci riusciamo, sia nei libri che nella vita, e io mi sforzo di dare ai bambini un posto in cui essere eroi”.
Qual è oggi il suo augurio per l’Afghanistan?
“Auguro all’Afghanistan pace e sovranità. Voglio che sia un paese nel quale i bambini possano stare in classe senza aver paura e in cui le donne possono costruire il loro futuro. Gli Stati Uniti hanno mandato un inviato per dialogare con i Talebani, un gruppo terroristico che si è rifiutato di incontrare il governo afghano e le organizzazioni delle donne. Nello stesso tempo i Talebani continuano a lanciare attacchi