Incontrare Pippa Bacca è come innamorarsi della vita che va oltre la morte. Della vita che rinasce sempre, tenera e tenace, anche e soprattutto dove gli uomini portano follia e distruzione. Non per caso l’ultimo documentario sulla vita di questa giovane artista milanese si intitola: Mi sono innamorato di Pippa Bacca.
Nel 2008, Giuseppina Pasqualino di Marineo – questo il suo nome all’anagrafe – era partita da Milano per andare in autostop a Gerusalemme: «Andare in autostop è un modo per affidarsi al prossimo», aveva detto. «Con il nostro progetto artistico Spose in viaggio vogliamo dimostrare che, dando fiducia, si riceve solo bene».
Vestita da sposa, passando per undici Paesi che avevano vissuto la guerra, avrebbe incontrato e lavato i piedi alle ostetriche di ogni villaggio, le donne che fanno nascere la vita dove gli uomini portano la morte.
«Era un viaggio-performance da artista, che Pippa aveva curato con la massima serietà», ricorda la sorella Rosalia, direttrice della Fondazione Piero Manzoni. «Il vestito da sposa per lei era un simbolo positivo: a forma di giglio, emblema di purezza, con undici veli come gli undici Paesi che avrebbe dovuto attraversare. Un segno gioioso, vitale. Un messaggio di speranza e apertura, in contrasto positivo con la distruzione e la morte portata dalla guerra. Quel vestito si doveva sporcare, giorno dopo giorno. Più che raccontare a parole, Pippa voleva mostrare, nella sua persona prima di tutto, che costruire pace e vivere nell’accoglienza richiede un lavorìo faticoso, un impegno quotidiano e personale con cui mettersi in gioco. Per questo aveva scelto di lavare i piedi alle ostetriche, un gesto altamente simbolico, il ringraziamento quasi sacro alle donne che in condizioni di guerra avevano contribuito a far nascere nuova vita. Per lo stesso motivo aveva scelto anche di usare dei tacchi alti, da tenere tutto il giorno, non per vezzo estetico, ma per partire dalla propria fatica e dai propri disagi per spargere semi di pace».
VIOLENZA E SPERANZA
Il 31 marzo appena fuori Istanbul, Pippa viene violentata e uccisa dall’ultimo uomo che le aveva dato un passaggio verso la meta successiva, Murat Carataş. «Subito dopo averla presa in macchina quell’uomo si è fermato, probabilmente in una galleria, in modo che non potesse scappare», ricorda lucidamente la mamma Elena Manzoni. «Le è saltato addosso, lei probabilmente ha reagito e lui l’ha tramortita. Poi l’ha violentata e uccisa con una stringa, andando subito a seppellirla in un bosco. Non provo rancore e odio, ma stupore per quanto un uomo possa diventare disumano».
STRADE DI PACE E CONVIVENZA
Pippa aveva 33 anni e 3 mesi. «Qualcuno subito ci ha detto che ha visto questa somiglianza: come Gesù, anche lei era morta mentre stava andando verso Gerusalemme», aggiunge Elena. «Per lei Gerusalemme era la città simbolo della pace, della convivenza. Nella sua vicenda risento ancora oggi», e qui la voce della mamma di Pippa si incrina, «un’eco della Preghiera semplice di san Francesco, che sempre facevo dire alle mie cinque figlie quando erano piccole: “Signore, fa di me uno strumento della tua pace”».
A proposito di eco e segnali, ricorda la sorella Rosalia: «In una delle case che l’aveva ospitata, Pippa aveva chiesto di sentire la Pastorale di Beethoven. Anni dopo abbiamo saputo da un amico comune che era la musica che avrebbe voluto ascoltare mentre veniva accompagnata in Paradiso».
UN RICORDO INDELEBILE
Mai dunque, nemmeno per un attimo, negli undici anni non facili passati dalla sua morte a oggi, la mamma e le sorelle di Pippa hanno messo in discussione Dio e la fede: «Lei mi manca tantissimo», confida la mamma Elena. «La morte di un figlio strappa via una parte di te in modo violento e irrimediabile. Io sono cambiata tanto dal giorno della sua morte. Ma nel fatto che Dio abbia permesso questa tragedia, abbiamo visto la sua volontà di dare un’eco immensa al messaggio di Pippa. Oggi ancora ci sono persone che nel mondo ascoltano, raccontano e portano avanti il messaggio di Pippa. Pippa è viva, dappertutto. E noi con Pippa a volte ci parliamo, pensiamo che sia qui, un po’ ironica, sempre pronta a fare qualche scherzetto dei suoi. La sentiamo volare nell’aria intorno a noi».
(foto in alto: Ansa)