Dopo aver recitato il Regina Coeli dalla Biblioteca apostolica, il Papa si affaccia dalla finestra, sulla piazza San Pietro deserta, a dare comunque uno sguardo di compassione e di preghiera per il mondo.
Prima aveva ricordato che sono le donne che indicano la strada. Sono loro che, «impaurite, abbandonano in fretta il sepolcro di Gesù, che hanno trovato vuoto». E sono loro alle quali appare «Gesù stesso sulla via dicendo: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”».
Con queste parole il Risorto affida loro il mandato missionario nei confronti degli apostoli. «Esse infatti hanno dato un ammirevole esempio di fedeltà, di dedizione e di amore a Cristo nel tempo della sua vita pubblica come durante la sua passione; ora sono premiate da Lui con questo gesto di attenzione e di predilezione. Le donne sempre all’inizio, Maria all’inizio», ricorda Francesco .
E anche oggi, dice alla fine del Regna Coeli,, dopo che «abbiamo sentito che le donne hanno dato ai discepoli l’annuncio della Risurrezione di Gesù, vorrei ricordare con voi quanto fanno molte donne, anche in questo tempo di emergenza sanitaria, per prendersi cura degli altri: donne medico, infermiere, agenti delle forze dell’ordine e delle carceri, impiegate dei negozi di beni di prima necessità…, e tante mamme e sorelle nonne che si trovano chiuse in casa con tutta la famiglia, con bambini, anziani, disabili». A volte, denuncia, «esse sono a rischio di subire violenza, per una convivenza di cui portano un peso troppo grande. Preghiamo per loro, che il Signore doni loro forza e che le nostre comunità possano sostenerle insieme alle loro famiglie. Che il Signore ci dia il coraggio delle donne, di andare sempre avanti».
Nello spiegare il passo del Vangelo, Framcesco ricorda che «prima le donne, poi i discepoli e, in particolare, Pietro constatano la realtà della risurrezione. Gesù aveva loro più volte preannunciato che, dopo la passione e la croce, sarebbe risorto, ma i discepoli non avevano capito, perché non erano ancora pronti. La loro fede doveva fare un salto di qualità, che solo lo Spirito Santo, dono del Risorto, poteva provocare».
È all’inizio degli atti degli apostoli che Pietro dichiara con franchezza e con coraggio: «Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». E poi «darà la vita per Lui. Da quel momento, l’annuncio che Cristo è risorto si diffonde dappertutto e raggiunge ogni angolo della terra, diventando il messaggio di speranza per tutti. La risurrezione di Gesù ci dice che l’ultima parola non spetta alla morte, ma alla vita. Risuscitando il Figlio unigenito, Dio Padre ha manifestato in pienezza il suo amore e la sua misericordia per l’umanità di tutti i tempi».
Per questo è possibile avere fiducia, anche nella crisi di oggi: «Se Cristo è risuscitato, è possibile guardare con fiducia ogni evento della nostra esistenza, anche quelli più difficili e carichi di angoscia e di incertezza. Ecco il messaggio pasquale che siamo chiamati a proclamare, con le parole e soprattutto con la testimonianza della vita. Nelle nostre case e nei nostri cuori possa risuonare questa notizia: “Cristo, mia speranza, è risorto!”. Questa certezza rafforzi la fede di ogni battezzato e incoraggi soprattutto quanti stanno affrontando maggiori sofferenze e difficoltà».
Il Papa si raccomanda alla «Vergine Maria, testimone silenziosa della morte e della risurrezione del figlio Gesù» perché «ci aiuti a credere fortemente a questo mistero di salvezza che, accolto con fede, può cambiare la vita».
Infine, «in questa settimana pasquale vorrei ricordare con
vicinanza e affetto tutti i Paesi fortemente colpiti dal coronavirus, alcuni con grandi numeri di contagiati e deceduti, in modo speciale l’Italia, gli Stati Uniti d’America, la Spagna, la Francia… la lista è lunga, prego per tutti loro e non dimenticate che il Papa prega per voi, vi è vicino». E rinnova «di nuovo a tutti l’augurio pasquale, rimaniamo uniti nella preghiera e nell’impegno di aiutarci gli uni gli altri come fratelli».