La battaglia sugli incentivi alle rinnovabili scalda gli animi in Parlamento, tra i produttori (che chiederanno al presidente della Repubblica di non firmare il decreto del Governo che rinvia a maggio ogni decisione sull'entità degli incentivi) e anche tra i nostri lettori. Sul tema, però, è assai facile sollevare polveroni. Ci pare quindi utile fornire tutte le cifre corrette sulla questione.
Il prezzo scarso di un caffè con cornetto, ogni mese: 1 euro e 70 centesimi, a partire dal 2011. È quanto costerà in bolletta, a ogni famiglia italiana, lo sviluppo dell’energia solare nel nostro Paese se venissero confermati gli incentivi. Gli italiani pagano l’1,6% per il fotovoltaico contro l’8% dei tedeschi.
A fronte di questa spesa, i posti di lavoro creati dal fotovoltaico sono oggi 15 mila (lo stesso numero di addetti di una grande industria nazionale, come ad esempio la Barilla), e saliranno a un totale valutato tra 210 mila e 225 mila nei prossimi 9 anni. Infine, entro il 2020, l’energia dal sole produrrà 110 miliardi di euro in termini di ricchezza generale, portando alle casse dell’erario circa 50 miliardi di euro nei prossimi 30 anni. Un bel contributo in un periodo segnato da una dura crisi economica.
Secondo i produttori del solare, il decreto come approvato determinerebbe invece sin da subito effetti pesantemente negativi come il ricorso immediato alla cassa integrazione straordinaria (stimabile in oltre 10.000 unità direttamente impegnate nel settore), il blocco degli investimenti per i prossimi mesi di oltre 40 miliardi di euro, il blocco delle assunzioni e la perdita di qualificati posti di lavoro. Inoltre subiranno un blocco immediato gli ordinativi già in corso per un valore di circa 8 miliardi di euro e i contratti già stipulati per circa 20 miliardi di euro.
I dati certificati
La situazione paradossale è che secondo il Governo bisognerebbe fermare
la crescita del solare perché siamo stati troppo bravi, l’Italia
starebbe per raggiungere l’obiettivo fissato dal Governo per il
fotovoltaico, di 8.000 megawatt al 2020 già adesso. E' davvero così?
I
dati dei produttori, confortati dalle ricerche di Credit Suisse, Morgan
Stanley e Jefferies & Company, indicano una situazione
sensibilmente diversa. Secondo le valutazioni di Asso Energie Future e
Grid Parity Project, confermate da quelle dagli organismi internazionali
e da Asso Solare, a metà 2011 si arriverebbe a 4.700 megawatt
installati, non a 7.000. Per raggiungere la quota prevista dal GSE
bisognerebbe infatti supporre che quasi tutte le richieste già
presentate per ottenere gli incentivi 2010 si trasformino in impianti
operativi al 30 giugno 2011.
Cosa è successo, allora? “Una parte
delle richieste di incentivi è stata probabilmente avanzata da chi non
aveva il diritto di farlo”, spiegano i presidenti di Asso Energie Future
e Grid Parity Project. “Per accedere al secondo conto energia, più
conveniente, sono state presumibilmente fatte delle dichiarazioni false o
esagerate da alcuni furbi. Inoltre, la confusione è stata massima,
soprattutto negli ultimi giorni: ci sono domande che sono arrivate e
sono state registrate numerose volte. Anche il GSE sta rivedendo le
stime, ma intanto il danno è fatto”.
Per colpa dei soliti furbi e
della malavita che salta sul carro delle rinnovabili, come investe in
qualsiasi settore promettente, rischiamo di bloccare la crescita del
solare. Un po' come se – visto che i supermercati vengono a volte aperti
per riciclare il denaro sporco – proibissimo per decreto l'apertura di
nuovi supermercati.
La polemica sui terreni agricoli
Una delle polemiche che riguardano il fotovoltaico
è poi la crescente occupazione di suoli agricoli. Eppure, solo un 50%
di pannelli è stato installato a terra, il resto è stato
costruito su tetti e coperture. Senza considerare che gli impianti a
terra si fanno anche in aree industriali dismesse e non solo su suolo
agricolo. “I terreni agricoli marginali sono adatti allo sviluppo del
fotovoltaico. La perdita di terreni agricoli avviene purtroppo, ogni
anno e in maniera irreversibile, per l'espandersi del cemento. Quanto al
solare, sono occupati dai pannelli 4.800 ettari, a fronte di un milione
di ettari non coltivati e di una superficie coltivabile pari a 13
milioni. Il problema quindi, se tale lo si può definire, riguarda lo
0,04% del terreno agricolo”, spiega Giuseppe Onufrio, direttore generale
di Greenpeace Italia.
C’è anche da osservare che l’obiettivo fissato
dal Governo per il fotovoltaico, 8.000 megawatt al 2020, è molto
modesto: sarebbe in linea solo con un andamento mediocre del mercato che
escluderebbe l’Italia dal gruppo dei Paesi in competizione per questo
settore della green economy. Per avere un punto di paragone basta
pensare che la Germania, un Paese che non ha certo più sole dell’Italia,
si è data come target, per la stessa data, 52.000 megawatt e ha
installato ad oggi 18.000 megawatt.
Già numerosi istituti di credito
hanno fatto sapere che, per la confusione generata dal decreto adottato
dal Consiglio dei ministri, i finanziamenti necessari alle aziende e
alle famiglie per installare un pannello fotovoltaico sono stati
bloccati. “Lo schema di decreto nel testo adottato dal Consiglio dei
Ministri è palesemente illegittimo sotto il profilo costituzionale in
quanto viola uno dei principi cardine del nostro ordinamento giuridico
che è la certezza del diritto e la tutela dell’affidamento, ed è in
contrasto altresì con le norme internazionali della Convenzione Europea
dei Diritti dell’Uomo. Inoltre è un atto arbitrario del Governo senza
l’intesa delle Regioni che si sono pronunciate su un testo
sostanzialmente diverso da quello approvato dal Consiglio dei ministri.
Sono state inoltre violate le prerogative parlamentari e, in
particolare, la delega conferita al Governo. In altre parole il Governo
ha adottato un testo con finalità opposte a quelle fissate dal
Legislatore”, ha detto Pietro Pacchione, consigliere delegato di APER,
associazione che raccoglie 480 imprese operanti nel settore delle
rinnovabili.
Per finire: su quanto incidono le energie rinnovabili nella bolletta delle famiglie, consultate il pezzo già pubblicato in Famigliacristiana.it, intitolato "Tagli alle rinnovabili, indietro tutta".