Gentile professoressa, sono una persona di una certa età che vede con preoccupazione l’estremo buonismo della nostra società in generale e della scuola in particolare. Ai bambini oggi non si può più dare una sana tirata di orecchie se no si turbano e chissà quale trauma subiscono; a scuola, poi, gli insegnanti prima di dare un’insufficienza, per lo stesso motivo, devono prima giustificare in tutti i modi le loro valutazioni, tanto che alla scuola elementare sono stati tolti anche i voti. Ma come reagiranno questi bambini quando, prima o poi, si misureranno con la fatica e la frustrazione se non sono stati in grado di conoscerla? ENZO—
Caro Enzo, la scuola come palestra di vita e di crescita è sicuramente un’immagine ricorrente e giustamente rappresentativa di quello che questa istituzione è chiamata a essere. E, come in una palestra, ci si allena con istruttori esperti che ci fanno conoscere piano piano con cosa ci dovremo confrontare: un salto, una corsa, un ostacolo.
Qualcuno sarà più veloce, altri salteranno più in alto, altri per un po’ staranno a osservare. Il compito del maestro sarà quello di fare in modo che alla fine tutti riescano a ottenere un risultato, il loro risultato, non un risultato assoluto ma relativo alla singola persona. Evidentemente ci saranno i più bravi e quelli più impacciati, ma se un lavoro c’è stato va comunque valutato. Questa è la premessa, si tratta, come diceva don Milani, di dare a ciascuno il suo. Il voto, in quest’ottica, non vale per tutti allo stesso modo, non indica lo stesso risultato. Per questa ragione, un giudizio dettagliato, così verrà espressa la valutazione, restituisce meglio i progressi o meno che ci sono stati. Questo è buonismo? Io non credo.
È far crescere nella consapevolezza delle proprie capacità, anche se questo a volte diventa faticoso da accettare. Tutti avremmo voluto essere Messi, Pelé, la Fracci ma, ahimè, non tutti abbiamo gli stessi talenti ed è necessario capirlo attraverso una didattica che sia ferma ma non ferisca l’anima. Per l’insegnante quello della valutazione è un lavoro impegnativo che prevede a monte la preparazione di lezioni, o allenamenti, che si adattino agli atleti che di volta in volta si trova davanti. Se si lavora così si può dare anche un due spiegando che misura il percorso fatto, ricordandosi però che se poi in quello stesso esercizio lo studente prenderà un 10 quel due scomparirà. Purtroppo invece accade che taluni puniscano quella caduta più del successo e alla fine si dica: “Tu vali 6”.
Allora sì che questo diventa davvero frustrante e fa perdere la fiducia negli adulti e nella possibilità di farcela. In fondo dopo una tirata di orecchie, anche ben data, si riparte da capo: ho fiducia in te, so che non succederà un’altra volta! Perché dare fiducia fortifica dalle frustrazioni molto più di continui rimproveri e ci farà trovare pronti anche nei momenti più avversi della vita.