«Siamo estremamente delusi» è la reazione di Francesco Macrì presidente Nazionale della Fidae (Federazione Istituti di attività educative) di fronte allo stanziamento di 200 milioni di euro per le scuole paritarie contenuto nella legge di stabilità: «Già i fondi stanziati per l’esercizio finanziario del 2014 erano pochissimi rispetto al numero delle scuole. E per di più erogati con ritardi anche di due anni».
Il tetto massimo raggiunto con i fondi è stato nel 2002 ed era intorno ai 530 milioni di euro:
«Da allora c'è stato un progressivo taglio di circa il 25% su quella somma. Ad
oggi siamo in regressione rispetto a quella cifra che doveva essere una base di partenza. Si è rovesciata la logica. Non c’è una progressione
in tal senso ma una regressione».
Una decisione che la Fidae non si aspettava: «anche se ogni anno siamo abituati a vedere dei tagli rispetto alla cifra storica del 2002. Questi tagli sino ad ora venivano parzialmente reintegrati e recuperati nel dibattito parlamentare a seguito di insistenze e pressioni. Ma questa non dovrebbe essere la modalità per risolvere il problema».
Macrì ribadisce il costo assai inferiore della scuola paritaria rispetto alla scuola statale: «Il costo medio di alunno di una scuola statale è di 7.000 euro all’anno quello di un alunno della scuola paritaria non arriva a 500 euro. E si tratta di una cifra riferita solo al capitolo di bilancio del Ministero dell’istruzione e non ad altri capitoli di bilancio, compresi i fondi europei. Di fronte a tutto ciò è chiara la disparità abissale per quanto riguarda lo stesso identico diritto delle famiglie, delle scuole statali o non statali, di poter scegliere liberamente la scuola dei loro figli come avviene in tutta Europa».