Sono di questi giorni le notizie di arresti di trafficanti di esseri umani sia a La Spezia che a Sassari. Penso sia giunto il momento di essere molto più severi con i trafficanti di merce umana e cercare di confiscare i loro proventi e risarcire le donne ridotte a schiave dei danni subiti.

“Finalmente giustizia è fatta”, è stata una bella notizia emanata dalla Corte d’Assise d’appello dell’Aquila a favore di diciassette donne nigeriane costrette a prostituirsi sulla Bonifica del Tronto in condizioni di grave sfruttamento: 50.000 euro di provvisionale immediata per ogni ragazza, la revoca della confisca dei beni sequestrati agli imputati in favore dello Stato e il sequestro conservativo in favore delle vittime. 

Queste notizie e risoluzioni potrebbero incoraggiare molto le stesse vittime a collaborare con la giustizia per mettere fine al commercio di esseri umani così come viene fatto per il traffico di droga. Ben venga allora la proposta di una legge in Italia come quella della Svezia e della Norvegia, che mira a colpire e a multare anche il cliente in modo che serva da deterrente. 

Questo provvedimento, però, deve essere accompagnato da una vera educazione e formazione al rispetto e alla dignità della persona. La donna non può essere ridotta a mero oggetto, che si può mercanteggiare, specialmente se vive in stato di paura o di vulnerabilità. La nostra proposta va ben oltre la punizione. Quest’ultima, se non è accompagnata da un cambiamento di mentalità e di valori, non porta certamente i frutti desiderati e duraturi in un mondo dove la differenza di genere deve essere accolta e vissuta nella quotidianità e nella complementarietà pur nella diversità dei ruoli.

Le nuove legislazioni possono essere efficaci se discusse tra le varie componenti sociali e specialmente con chi opera a diversi livelli e con diversi ruoli per contrastare il traffico di esseri mani per lo sfruttamento sessuale, al fine di trovare comuni accordi per proporre e attuare leggi adeguate ed efficaci. È importante e necessaria la collaborazione di quanti sono coinvolti in prima persona nella lotta alla criminalità organizzata, nonché nella protezione delle vittime e persino nel recupero del cliente, perché anche lui è un anello saldo della catena di questa nuova schiavitù che deve essere spezzato affinché lui stesso possa riappropriarsi della sua dignità.

Facciamo campagne informative e formative, puntando specialmente sui giovani nelle scuole e nelle parrocchie e ridurremo di molto la richiesta. Solo allora le nostre leggi punitive saranno efficaci e durature, perché basate su convinzioni e su valori veri di una convivenza umana e rispettosa della dignità propria e altrui.