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Si intitola Se i nostri ragazzi non vedono più la luce in fondo al tunnel l'inchiesta di sette pagine sul suicidio tra i giovani, seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, che potete leggere sul numero di Famiglia Cristiana in edicola. Abbiamo intervistato il neuropsichiatra del Bambino Gesù di Roma, Stefano Vicari, lo psicoterapeut Luigi Colusso, fondatore del tavolo di prevenzione del suicidio di Treviso, una coppia di genitori di una ragazza che nove anni fa si è tolta la vita, il padre di un adolescente morto suicida, e Niccolò Agliardi, che ha dedicato un podcast di otto puntate a una vittima di sucidio. Alla ricerca tutti delle casue, dei segnali, dei modi per prevenire questo gesto estremo, e di come reagire a un lutto così atroce,


Il podcast è un mezzo sempre più usato per ricostruire fatti di cronaca, perfetto per raccontare storie dove la voce dello scrittore si fonde con quella delle testimonianze. Ci si è misurato per la prima volta anche Niccolò Agliardi, con A domani – la scomparsa di Giacomo, otto puntate per ricostruire una vicenda di cronaca nera milanese: Giacomo Sartori, lavoratore fuori sede in un’azienda informatica milanese, il 17 settembre 2021 durante un aperitivo con gli amici in zona Porta Venezia si accorge che gli è stato rubato lo zaino con portafogli e computer aziendale. Gli era già successo mesi prima. Lascia in fretta gli amici, sale in auto e per giorni nessuna sa più nulla di lui. Viene ritrovato impiccato una settimana dopo in aperta campagna nel ticinese. Per mesi la magistratura indagherà per capire se si sia trattato di un omicidio legato ai dati sensibili contenuti nel pc, per poi giungere alla conclusione che è stato un suicidio, senza un perché, senza un addio. «Mi era appena accaduta un’esperienza simile, il furto dello zaino «racconta Niccolò Agliardi, «quando ho letto della scomparsa di Giacomo. Ho sentito un’affinità con lui, ho provato lo stesso senso di estraniamento, senza documenti, cellulare. E mi sono appassionato alla sua storia, ho studiato a lungo i passi che hanno mosso Giacomo e ho cercato di stare sulle sue orme. Per due anni ho raccolto le voci del fratello, degli amici, dei cugini, del pubblico ministero, delle forze dell’ordine».
Giacomo era benvoluto, con un buon lavoro, passioni, un amore nascente. Eppure ha scelto di morire. Perché? Perché non ha parlato con nessuno della sua sofferenza?
«Ho capito come la società ci imponga alte prestazioni e non perdoni gli errori, le fragilità», prova a rispondere Niccolò Agliardi. «Questo podcast ha l’ambizione di aiutare chiunque si senta così ad avere il coraggio di dire “sono imperfetto, mi sento zoppo e ho bisogno di una stampella”. Un podcast che pur non essendo un crime ha avuto un grande seguito. Se tra queste decine di migliaia di persone che ascoltano la storia di Giacomo ce ne fossero anche solo due o tre al giorno che capiscono che occorre chiedere aiuto, il mio lavoro avrà avuto un senso. Inoltre bisogna capire che la morte è vitale, cioè fa parte della vita, non va occultata, perché altrimenti ci appare come l’unica soluzione possibile per porre fine alle nostre sofferenze. E invece ci sono tante possibilità di riscatto di resurrezione, mentre dalla morte non si torna più e lascia nello sconcerto e nel dolore chi ci ha amato».



