La storia di Antonella è intrisa di dolore ma anche di forza e di speranza: la speranza di poter aiutare altre donne che si trovano in una situazione simile alla sua. «Ho desiderato essere madre da sempre», racconta. «Sentivo che quel ruolo era fatto per me. Ho desiderato la maternità come la cosa più naturale e non perché sono una donna. Su molti fronti sarò magari arrivata in ritardo. Tardi ho conosciuto l’uomo che ho sposato e tardi ho scoperto cosa la medicina poteva offrirmi per diventare madre anche gestendo la malattia».  Negli anni Antonella ha dovuto fare i conti con l’impossibilità alla procreazione e all’adozione. Oggi la situazione è un po’ migliorata, ma non del tutto: la fecondazione assistita non è più pericolosa per una donna con la sclerosi, mentre la maternità adottiva è ancora vietata alle donne con una malattia degenerativa. Per questo dice: «Vorrei che le cose cambiassero in futuro, vorrei che la legge sull’adozione fosse modificata».  Poi c’è un sostegno particolare, di cui Antonella ci rende parteci nell’intervista, ed è il sostegno di Dio: «Ho conosciuto persone più arrabbiate di me, io invece so di non essere stata mai abbandonata, mi sono sempre sentita accudita da Dio».

(Foto Nicola Allegri/Ufficio Stampa)

 

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