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Il presidente del consiglio Giorgia Meloni alla Camera dei deputati
Il sostegno all’Ucraina, il ruolo dell’Europa nello scenario internazionale e le relazioni con gli Stati Uniti sono stati al centro dell’intervento con cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riferito alle Camere, alla vigilia del Consiglio europeo in programma a Bruxelles e dopo il vertice definito «costruttivo» svoltosi a Berlino.
La premier ha ribadito tre priorità che, a suo avviso, devono guidare l’azione dell’Italia: il mantenimento di uno stretto legame tra Europa e Stati Uniti, il sostegno a Kiev senza abbandonarla al proprio destino e la tutela degli interessi europei attraverso il mantenimento della pressione sulla Russia.
Secondo Meloni, Mosca non avrebbe mostrato una reale disponibilità a negoziare la pace, avanzando richieste definite «irragionevoli», in particolare sul controllo del Donbass. «La trattativa è complessa», ha affermato, «e l’unico elemento che può spingere verso un accordo resta la deterrenza».


Sul tema della ricostruzione dell’Ucraina, la presidente del Consiglio ha sottolineato che per l’Italia è prioritario il principio secondo cui debba essere la Russia a contribuire ai costi della ricostruzione del Paese aggredito. Tuttavia, ha precisato, ogni decisione dovrà poggiare su una «base legale solida», evitando forzature su questioni giuridicamente complesse.
Meloni ha confermato il sostegno politico e militare a Kiev, chiarendo però la posizione italiana su un possibile coinvolgimento diretto. Nel dibattito internazionale sono emerse tre ipotesi: il rafforzamento dell’esercito ucraino, il dispiegamento di una forza multinazionale per la rigenerazione delle forze armate e una “coalizione dei volenterosi” con adesione su base volontaria. Su quest’ultimo punto, la premier è stata netta: l’Italia non intende inviare propri soldati in Ucraina.
Nel suo intervento, la presidente del Consiglio ha allargato lo sguardo al ruolo dell’Europa. Ha parlato della necessità di un continente più capace di decisione, in grado di affrontare il calo demografico, la dipendenza tecnologica e militare e l’eccesso di regolamentazione. «Il declino non è un destino», ha affermato, «ma una scelta che può essere cambiata». Secondo Meloni, l’Europa deve rilanciare i propri valori, la competitività e la capacità di innovazione, aggiornando ciò che non funziona.
Sul rapporto con gli Stati Uniti, la premier ha invitato a un approccio pragmatico, capace di superare contrapposizioni ideologiche, ritenute poco utili in una fase di trasformazione delle strategie di sicurezza internazionali.
Infine, Meloni è tornata sul tema dell’immigrazione, ribadendo il sostegno al Piano Mattei e difendendo il progetto dei centri in Albania, considerati un modello che potrebbe essere rafforzato da un quadro giuridico europeo più solido. Secondo la presidente del Consiglio, iniziative di questo tipo mirano a contrastare l’immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani, riducendo i flussi attraverso un effetto deterrente.
Un intervento ampio, quello della premier, che ha toccato i principali dossier internazionali ed europei in vista di un Consiglio europeo chiamato ad affrontare nodi cruciali per il futuro dell’Unione.
Il contesto internazionale resta intanto segnato da un forte irrigidimento del linguaggio politico. Nelle stesse ore, il presidente russo Vladimir Putin ha attaccato duramente i leader europei, utilizzando espressioni apertamente offensive. Durante una riunione con i vertici dell’esercito e del ministero della Difesa, il leader del Cremlino ha accusato gli Stati Uniti e i loro alleati di aver pensato di poter “distruggere rapidamente la Russia” e trarne profitto. Secondo quanto riferito dall’agenzia russa Ria Novosti, Putin ha definito i leader europei «maialini» al seguito dell’amministrazione Biden, sostenendo che si sarebbero schierati con Washington nella speranza di beneficiare di un presunto crollo di Mosca e di recuperare posizioni perdute in precedenti fasi storiche.
Dichiarazioni che confermano il livello di scontro politico e retorico tra Russia e Occidente e che fanno da sfondo al dibattito europeo sulla sicurezza, sul sostegno all’Ucraina e sulla necessità di coniugare fermezza e responsabilità per evitare un’ulteriore escalation del conflitto.








