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«Non possiamo smettere di investire nelle nostre forze armate, non possiamo permetterci che i nostri sistemi di difesa invecchino oltre un certo limite: dalle navi agli aerei, dai computer ai radar, dai mezzi blindati alle reti comunicazione». Roberta Pinotti, ministro della Difesa è intervenuta alla festa della Marina militare italiana, che ricorda l'impresa di Premuda del 10 giugno 1918, quando il comandante Luigi Rizzo e il guardiamarina Giuseppe Aonzo, al comando dei Mas 15 e Mas 21, attaccarono una formazione navale austriaca nelle acque antistanti Premuda (costa dalmata), provocando l'affondamento della corazzata della marina austro ungarica Santo Stefano e dando una svolta alla prima guerra mondiale.
«Nessun sistema Difesa», ha detto la Pinotti facendo eco alle parole del capo di Stato maggiore della marina, Giuseppe De Giorgi, «può risultare efficace se le sue risorse tecnologiche finiscono per essere usurate da decenni di impiego, e superate da altri innovativi progetti. La tecnologia ha un costo, l'innovazione ha un costo, la modernità dei sistemi di difesa ha un costo, lo sappiamo tutti. Ma dobbiamo anche essere consapevoli dei ben altri costi che il nostro Paese potrebbe essere chiamato a pagare se si ritrovasse con un Sistema Difesa inefficace e inefficiente».
Dopo aver ricordato che «ad oggi abbiamo già dismesso 9 unità» e che «entro il prossimo anno altre 6 lasceranno il servizio, a fronte di sole 4 entrate in linea nel frattempo», l'ammiraglio De Giorgi ha chiesto «di dare urgente avvio a una seconda tranche di finanziamenti per la tutela dello strumento marittimo nazionale, completando il programma d’emergenza avviato con la legge di stabilità del 2014» perché «è evidente che sulla strategia marittima, in Mediterraneo, ma non solo, si gioca una grande parte della nostra rilevanza nella politica estera europea».



