L’annuncio del capitano di Coppa Davis Filippo Volandri, riguardo all’assenza di Jannik Sinner, alle prossime finali di Davis in programma a Bologna dal 18 al 23 novembre, ha scatenato una quantità di polemiche, ed era nell’ordine delle cose che accadesse.

E a chi non verrebbe da dire: Jannik ripensaci, lascia almeno uno spiraglio aperto nel caso in cui l’Italia arrivasse in finale e servisse il punto decisivo? Sarebbe un ottimo modo, tra l’altro, per non dare spago a polemiche ingenerorse come quelle che chiedono al campione altoatesino ogni volta patenti di italianità, e per tacitare anche quelle che hanno a che fare con l’eccesso di business da contrapporre all’attaccamento romantico alla maglia. Piacerebbe anche a noi che Jannik Sinner ci ripensasse e desse per la terza volta consecutiva il contributo alla Nazionale o almeno, anche senza dirlo per non illudere che tenesse in cuor suo aperta, la disponilibilità a contribuire all’ultimo miglio dell’Italia in caso di necessità.

Ma sappiamo anche che l’ultima parola sulla programmazione buona o cattiva, di una stagione o a maggior ragione di una carriera, nel tritatutto che è il circuito del tennis contemporaneo, si può mettere soltanto, col senno di poi, alla fine.



PANATTA E BERTOLUCCI: TEMPI DIVERSI

Basta vedere la storia di Dominik Thiem, uno dei più grandi talenti che il tennis ha espresso negli ultimi anni, e che non ha retto mentalmente alla pressione dei vertici. Basta vedere i gravi infortuni che sempre più spesso si rischiano: Holger Rune, il ragazzo danese che si diceva avrebbe potuto insidiare la diarchia di Sinner e Alcaraz aggiustando un po’ di cose, pochi giorni fa si è rotto il tendine d’Achille a 22 anni e chissà quando e come tornerà.

Occorre infatti non dimenticare che il circuito Atp, il giro professionistico del tennis mondiale, è un ottovolante che dà tantissimo ma chiede tantissimo e che nessun tennista può illudersi di guidare: una volta che ci sei sopra, tanto più se sei nei primi, devi girare al ritmo che ti viene dettato.

Soprattutto se, come nel caso di Sinner in questo finale di stagione, c’è bisogno di recuperare punti, che la Davis non dà. Non è un caso infatti che, nel dire «ai miei tempi, non avrei rinunciato alla Davis», sia Adriano Panatta sia Paolo Bertolucci, gli unici in squadra con Corrado Barazzutti e Antonio Zugarelli, ad aver vinto la Davis, prima del 2023 e 2024 con i punti decivi di Sinner, ricordano che sono tempi diversi e imparagonabili, perché nel computo generale la Davis all’epoca aveva un peso maggiore, perché il circuito era meno fitto e perché l’intensità del gioco era enormemente inferiore. Sono anche situazioni diverse: Jannik Sinner, oggi a 24 anni, ha già vinto da solo più di tutta la storia del tennis italiano fin qui.



LA PARTITA CON LA STORIA

Per come si è visto nella stagione in corso, Sinner ha già le carte per ingaggiare una partita con la storia del tennis a livello mondiale, lo dicono tra l’altro i suoi record di precocità: le vittorie dell’Australia e di Wimbledon e i due match point al Roland Garros 2025 dicono che sarebbe già tecnicamente, ma non ancora fisicamente, pronto a tentare l’assalto a Grande Slam (destinato a chi vince Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open nello stesso anno solare).

Per chi mai dovesse arrivarci, e il discorso vale anche per il rivale Carlos Alcaraz, vorrebbe dire sopravanzare nella classifica ideale della storia del tennis definitivamente Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic che, pur avendo vinto l’impossibile, non ci sono arrivati. è ovvio che nessun tennista sano di mente oserebbe mai dire di mettere in conto un obiettivo simile, fosse solo per scaramanzia o per non peccare di presunzione, ma Jannik Sinner, 24 anni, e Carlos Alcaraz, 22, per l’anagrafe e per il distacco di rendimento che hanno sul terzo, sono gli unici a poterci fare un pensiero nel lungo periodo, magari solo nel subconscio dei propri sogni notturni, e comunque a poter immaginare di avvicinare il primato di vittorie di quei tre, che hanno dominato il tennis per tre lustri.



DECISIVI I PROSSIMI CINQUE ANNI
Per mettere in carniere a sufficienza per giocare questa partita con la storia è necessario raccogliere il più possibile e farsi trovare al massimo nel prossimo quinquennio, quando tra i 25 e i 30 anni grossomodo, si mette in campo atleticamente il miglior mix di prestanza e di esperienza. Ma tutto questo si fa solo se ci si programma con il cesello e se si comincia la stagione vincendo in Australia a gennaio, ecco perché, anche se è poco romantico, può avere una logica, non per tutti ma per il numero due del mondo che deve riconquistare la vetta magari sì, fare il calcolo di allungare di una settimana la pausa dalle competizioni tra novembre e dicembre - cosa diversa dal prendersi la stessa pausa a ottobre in corrispondenza con la faraonica esibizione di Riyad - , per rifinire la preparazione atletica, smaltire il carico e arrivare nel massimo spolvero, con il fuso assorbito in campo dall’altra parte del mondo, pronti a partire in sesta.
LA SPERANZA CHE CI RIPENSI

In questa ottica è possibile che, anche se era già nell’aria, la rinuncia di Sinner alla Davis non sarebbe arrivata se avesse preso tutti i 3500 punti in palio tra Us open, Pechino e Shanghai, che non sono arrivati tutti e dunque ora lo costringono a rincorrere per rimettersi in corsa per il numero uno. Perché una buona programmazione richiede anche l’elasticità di saper cambiare in corsa.

Questo non toglie che rinnoviamo l’invito, fisico permettendo, a Jannik Sinner, a ripensarci sulla Davis almeno a sorpresa per l’ultimo miglio, pur sapendo che l’Italia con Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli, Luciano Darderi e Lorenzo Sonego nei primi 44 nel mondo ha tutte le carte per alzare l’insalatiera lo stesso e che magari sarebbero anche felici di conquistarsela tutta in campo - senza doverne cedere al più blasonato - , perché se amiamo lo sport è anche per la sua dimensione poetica, non solo per quella ingegneristica, di cui comunque riconosciamo l’importanza. E una Davis alzata in casa di poesia ne ha. Anche se continueremo a sostenere Jannik nella sua partita con la storia.