Un po’ per moda, un po’ per cambiare stile di vita ma sempre più persone stanno passando alla tavola vegana, un regime alimentare che abbraccia a 360 gradi la natura, includendo esclusivamente cibi vegetali: frutta, verdura, cereali, legumi, alghe e semi oleosi (noci e mandorle in primis). È necessario, però, fare chiarezza sulla differenza fra vegetariani e vegani: i primi rinunciano al consumo di carne e del pesce senza tuttavia escludere dalla propria dieta i derivati del latte e le uova, mentre i secondi si nutrono soltanto di alimenti di origine vegetale per ragioni salutistiche, etiche e ambientaliste. Non dimentichiamo però che il veganismo ha origini religiose in India.

Molti, tra quelli che adottano questo regime alimentare, spesso sull’onda new age, sono granivori, mangiano solo i cereali, altri sono crudisti e si cibano solo di verdure crude, poi ci sono i frugivori che vanno avanti soltanto grazie alla frutta.

Ma quali sono i pro e i contro di una dieta vegana?
Prima di tutto è bene sottolineare che un’alimentazione di questo tipo deve essere fatta con criterio ed è quindi sempre bene rivolgersi al proprio medico, evitando programmi alimentari “fai da te” in maniera tale da poter integrare minerali e amminoacidi essenziali.
I vegani, rispetto alle persone che seguono una dieta onnivora, hanno il vantaggio di poter controllare meglio il proprio peso: una cosa non da poco vista la vita frenetica che viviamo e che ci costringe spesso, per mancanza di tempo, a rinunciare alla qualità di ciò che mangiamo.
È un tipo di dieta adatta a tutte le fasce d’età. Ma i bambini e le donne in gravidanza possono diventare vegani? Come possono rinunciare al ferro e alle proteine contenute nella carne che sono tanto importanti per lo sviluppo? I possibili rischi sono infatti correlati a una carenza di ferro e vitamina B12 con conseguente anemia ferro carenziale e quindi sviluppo di un quadro sintomatologico caratterizzato da astenia, vertigini, perdita della memoria, difficoltà di concentrazione e danni ingenti al sistema nervoso. Una strategia per bilanciare la ridotta assunzione di questi nutrienti può essere quella di assumere latte di soia integrato da vitamina B12.

I legumi, sia cotti sia pronti in barattolo, invece, rappresentano una valida alternativa alle proteine di origine animale e non contengono colesterolo. Ma mangiare troppi legumi può creare problemi all’intestino su lungo periodo? Il punto è riabituare il nostro organismo ad alimenti naturali a cui non è più abituato, ma che una volta erano all’ordine del giorno sulle tavole dei nostri nonni: è imperativo, quindi, eliminare preparazioni troppo sofisticate che infiammano l’intestino (come gli zuccheri raffinati) e “riprogrammarlo” a elaborare le fibre consumando, almeno per i primi tempi, legumi privi di buccia o le sempre più famose centrifughe, tornando a un’alimentazione dei tempi passati che può risultare solo positiva per il benessere fisico e psichico.
Uno dei problemi che può originare il consumo di verdure e cereali integrali è la formazione di gonfiore addominale: i legumi vanno considerati un secondo piatto a tutti gli effetti quindi è buona norma assumerne piccole quantità e non in aggiunta ad altri piatti principali, altrimenti si sovraccarica l’intestino che può irritarsi. Anche consumare troppo spesso frumento può portare a questo problema a causa di un eccesso di glutine, perciò la parola d’ordine è variare: riso integrale, orzo e farro sono ottime alternative.

E il calcio, il cui fabbisogno giornaliero è pari a 800 milligrammi al giorno, importantissimo minerale per la formazione scheletrica e presente soprattutto nei latticini, da dove lo assumono i vegani? Sempre da alimenti arricchiti da questo minerale come, ad esempio, il latte di soia. Il problema però anche in questo caso è il ridotto apporto della dose giornaliera raccomandata. Come scarso è l’apporto della vitamina D.

Mangiare alimenti di origine vegetale, tuttavia, protegge il nostro sistema cardiovascolare dal colesterolo e lo mette al riparo da problemi al cuore. Senza contare che anche per chi soffre di diabete, passare a questo tipo di dieta può risultare positivo: i grassi animali tendono a creare complicazioni per il controllo della glicemia, cosa che i grassi vegetali non fanno. Inoltre, alcuni studi dimostrano che seguire un’alimentazione che elimina proteine di origine animale riduce la percentuale di ammalarsi di alcune forme tumorali collegate ad anabolizzanti e antibiotici, con cui vengono trattati gli animali d’allevamento.

In conclusione, alla domanda se rinunciare totalmente oppure no al consumo di carne e a tutti gli altri alimenti di origine animale, forse la risposta è nel mezzo: tornare ai valori di una volta, non eccedere e assumere con moderazione ogni cosa e, per ultimo ma non per importanza, seguire uno stile di vita sano.