Nella pagina del Vangelo di questa domenica è narrata la prima apparizione pubblica di Gesù, ormai adulto. Mentre Marco presenta Gesù che dopo il battesimo (di cui celebreremo la memoria domenica prossima), annuncia subito il regno di Dio mostrandone la presenza, Luca premette al racconto della sua missione in Galilea la liturgia nella sinagoga di Nazaret.
Alcuni motivi presenti nel brano sono noti anche a Marco e a Matteo: lo stupore per l’insegnamento di Gesù, la domanda sulla sua famiglia, il detto sul profeta non onorato in patria. Ma Luca è l’unico che collochi questi temi a Nazaret, luogo dove Gesù viene allevato e trascorre la sua vita nascosta. Si tratta infatti di un racconto “programmatico”, un brano che quasi compendia tutto il Terzo Vangelo, perché quanto accade nella sinagoga di Nazaret è ciò che accadrà a Gesù nel resto del vangelo di Luca. L’evangelista non è interessato a un resoconto preciso della liturgia sinagogale di quel sabato mattina, e infatti la citazione tratta dal capitolo 61 di Isaia vede un’aggiunta da tre capitoli precedenti (Isaia 58,6: «mandare gli oppressi in liberazione ») e anche alcune omissioni rispetto all’originale, che non sarebbero mai state tollerate: la lettura del testo profetico, così com’è, non può aver avuto luogo. Luca omette anche quanto è accaduto prima, ovvero la proclamazione di una lunga porzione della Torà, cioè di una parte del Pentateuco, alla quale, appunto, seguiva la corrispondente lettura profetica.
Tutto invece è volto a mostrare che Gesù sta inaugurando l’anno di liberazione, il Giubileo a cui alludeva Isaia. Sappiamo infatti che tale istituzione, descritta nel libro del Levitico al capitolo 25, non era mai stata messa in atto nell’antico Israele, in quanto prevedeva alcune condizioni e anche conseguenze particolarmente onerose, come la liberazione di coloro che erano prigionieri a causa dei debiti contratti. Isaia, che riattiva secoli dopo il senso del Giubileo, diceva che sarebbe stato Dio stesso a indirlo, e ora è Gesù a compiere la promessa. Molto però è cambiato: se nella celebrazione del Giubileo vi erano istanze anzitutto di tipo economico e sociale, ora il Gesù di Luca si soerma non solo su queste, ma su ciò che tiene davvero prigioniero l’uomo: piuttosto che sui debiti monetari l’anno di liberazione inaugurato da Gesù si concentra su quei debiti che sono i peccati.
Gesù dice che il Giubileo avviene con la liberazione dal male da parte di Dio, «oggi». È la seconda volta che l’avverbio «oggi» si trova nel vangelo di Luca, dopo quella del Gloria cantato dagli angeli a Betlemme. Ritornerà ancora altre volte, come quando sarà sulla bocca di Gesù che donerà la salvezza a un peccatore, Zaccheo («Oggi per questa casa è venuta la salvezza»), e il perdono al ladro sulla croce («Oggi con me sarai nel paradiso»). Ogni volta che si ascolta una pagina del Vangelo e si apre il cuore a Cristo, il passato in cui sono accaduti quegli eventi torna a essere attuale per noi, oggi.