Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 24 giugno 2025
 

Domenica 10 luglio 2022 - V dopo Pentecoste

Dopo la memoria della creazione, la riflessione sulla disobbedienza di Adamo e la conseguenza che il primo peccato ha portato (il fratricidio), eccoci alla pagina del libro della Genesi dove si scopre quanto potente sia l’intercessione di un giusto, quella di Abramo.

L’autore sacro ci restituisce, in primo luogo, uno splendido soliloquio di Dio: il Signore si chiede se sia giusto non mettere al corrente Abramo, oramai suo «amico», di quello che sta per fare a riguardo di Sodoma e Gomorra. Non si dice ancora, a questo punto, quale sia il peccato «troppo grande» e «grave» dei cittadini di queste due città. Sta di fatto che il Signore scenderà – o, meglio, è già sceso, tramite i suoi angeli accolti da Abramo – per accertarsi di persona sui fatti.

A questo punto il testo si concentra sul ruolo di Abramo. Incredulo, domanda a Dio se sia giustizia trattare allo stesso modo l’empio e l’innocente, e propone a Dio di essere egli per primo «giusto». Abramo dialoga con il Signore, e la sua interlocuzione – che mai manca di rispetto – è segnata da una vera confidenza, dalla certezza che può parlare con schiettezza con Dio. Carlo Maria Martini osservava che qui Abramo è descritto come l’amico intimo a cui non si nasconde nulla, lo sposo, colui che Dio ha amato fino in fondo, il confidente, che è partecipe dei disegni di Dio sulla storia.

Si ha poi la descrizione di una contrattazione, nella quale la posta – la salvezza dei giusti – viene sempre più arditamente alzata da Abramo: anche se i giusti fossero solo cinquanta, anzi quarantacinque, anzi quaranta, anzi trenta…, o solo venti, o solo dieci, Dio non deve distruggere quella città. Grazie a quei giusti, Sodoma è risparmiata.

Sono diversi gli spunti che emergono da questo racconto. Anzitutto, Abramo è raffigurato come il primo intercessore della storia di Israele, ruolo che poi sarà svolto anche da Mosè e da altri. A differenza dei profeti successivi, però, Abramo non intercede solo a favore della propria discendenza, bensì per una città peccatrice e straniera, Sodoma: Abramo è un mediatore che porta tutti, proprio tutti, a Dio.

Ecco allora perché Abramo insiste e non cede. Se a una lettura superficiale vuole arrivare al numero dei membri della famiglia di Lot, e si ferma a questo punto, in realtà il dialogo tra Dio e il patriarca tocca una grave questione di fede, che ritorna nel Vangelo di questa domenica: quanti sono quelli che si salvano?

Abramo non prega solo per i propri fratelli, ma per il mondo, e la sua intercessione è decisiva. Ecco perché nella Bibbia si affermerà il principio del capitolo 53 del profeta Isaia, dove si legge che per uno solo, giusto, Dio salva tutto il popolo. È quanto accadrà con Gesù di Nazaret, il «giusto» (Matteo 27,19) capace come Abramo di dialogare con Dio, il Padre, fino al punto di chiedergli sulla croce quello che sembra impossibile e, ai nostri occhi, ingiusto: il perdono di chi lo metterà a morte. Dio vuole salvare tutti, e ascolta la preghiera di intercessione del suo Figlio, come anche le nostre.


07 luglio 2022

 
Pubblicità
Edicola San Paolo