Dell'incarnazione
In questa ultima domenica del tempo di Avvento, detta «dell’Incarnazione» o «della Divina Maternità di Maria», ci soffermiamo in maniera particolare sulla figura della Madre del Signore, dando ampio spazio al racconto tratto dal Vangelo di Luca.
Il brano è costruito sulla struttura classica dell’annuncio divino a un individuo. Luca vi introduce però una maggiore interazione tra il messaggero divino e la destinataria, richiamando i caratteri e le dinamiche degli episodi di vocazione divina (pensiamo a Mosè, a Geremia...), nei quali colui che viene chiamato è interlocutore attivo che presenta obiezioni o domande e non recettore passivo di una dichiarazione cui dà tacito assenso.
È una ragazza quella che l’angelo va a incontrare, di circa 12 anni, forse non ancora matura nel suo essere donna, già legata a un uomo in vista del matrimonio. L’angelo la saluta in modo inconsueto attribuendole un titolo di grazia unico, che indica l’idea di preferenza e predilezione da parte di Dio nei suoi confronti. La dichiarazione «Il Signore è con te», poi, colloca Maria tra i grandi della storia di Israele, quegli “amici di Dio” che sono stati figure decisive per la salvezza del popolo. Si comprende allora il turbamento: il saluto ha una portata straordinaria, tanto più per il fatto che, quando Dio è «con» qualcuno, non solo gli offre protezione e cura, ma affida anche un compito. Più che un annuncio, questa è una vocazione. Maria si interroga. È l’immagine della fede intelligente, quella che si pone domande e non teme di porle a Dio, quella che vuol capire e che rifiuta l’assenso superficiale o cieco. Il tema dell’obbedienza evangelica acquista con lei una connotazione precisa: si dialoga profondamente con la parola dell’Altro, la si accoglie dentro di sé e ci si intreccia con essa attraverso un processo di profonda conoscenza e radicale appropriazione. La replica dell’angelo è una prima risposta alle domande della donna, il cui ruolo viene definito chiaramente in senso attivo.
Maria conferma il carattere di discepola dalla fede che interroga incalzando l’angelo per comprendere cosa la aspetta e come contribuire a realizzarlo. L’angelo non si sottrae e conforta la giovane donna: il nascituro sarà frutto di un contatto profondissimo con il Dio che dà la vita. La rassicurazione dell’angelo passa dall’indicazione di un segno (come da protocollo degli annunci) e da un’affermazione che riprende Genesi 18,14: «C'è forse qualche cosa d'impossibile per il Signore?». La parola che si avvererà sarà dunque, anzitutto, la Sua vicinanza fedele. Più che pretendere la sottomissione della ragazza il suo Signore sembra sottomettersi a lei con la propria promessa di prossimità. Maria si rivela come la discepola esemplare che consapevolmente, liberamente, fa spazio alla parola di Dio. Il suo «sì» è l’espressione della volontà di sentirsi parte di quella storia di salvezza e di volerlo essere pienamente. Si riconosce dentro quella Parola e la afferma come propria. Con il suo «eccomi» Maria dice a Dio: «Voglio che questa Storia sia la mia storia».