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domenica 27 aprile 2025
 

Domenica 28 luglio 2024 - X dopo Pentecoste

Gesù è appena entrato a Gerusalemme e il suo ingresso ha scosso la città quasi fosse un terremoto. Così, letteralmente, dice il testo di Matteo che precede immediatamente i versetti di Vangelo che ascoltiamo nella decima domenica dopo la Pentecoste. In effetti, da lì in avanti Gesù compirà una serie di gesti provocatori nei confronti dei capi del popolo per scuoterli e costringerli a prendere posizione circa la sua figura. Il suo arrivo in città non è dunque un fatto riguardante un gruppetto di pellegrini galilei ma un evento di una certa portata.

In occasione del suo ingresso, risuona in tutta Gerusalemme la domanda sull’identità di Gesù, riguardo alla quale le folle danno una risposta pronta: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea» (Matteo 21,11). Non hanno certo una perfetta comprensione della sua identità e non è chiarissimo cosa intendano nell’indicarlo come profeta, ma resta il fatto che ne hanno una considerazione positiva.

Nel tempio Gesù entra da solo e continuerà ad esserlo anche nelle scene seguenti. Lì, compie subito due gesti: scaccia mercanti e cambiavalute e guarisce i malati.

La cacciata dei mercanti e dei cambiavalute è uno degli episodi più studiati e più controversi. Ci limitiamo qui a dire che la lettura oggi più accreditata è quella di un’azione simbolica di tipo profetico, compiuta da Gesù in qualche angolo dell’enorme spianata del cortile dei gentili (la parte in cui poteva entrare chiunque, anche non appartenente a Israele), normalmente occupato da bestiame per i sacrifici e dai cambiavalute per il pagamento della tassa. Dovette essere, plausibilmente, un gesto limitato e di entità così contenuta da non richiedere l’intervento delle guardie del tempio. La tesi più condivisa circa il significato dell’azione simbolica considera il gesto come rivolto contro il potere economico dell’aristocrazia del tempio, che abusava della propria posizione per trarne profitto personale.

Benché si tenda a ricordare con maggior facilità il segno eclatante delle bancarelle rovesciate, nel contesto del vangelo di Matteo, l’azione decisiva è invece la guarigione di ciechi e storpi. Il Messia che guarisce nel centro religioso di Israele è ciò che più corrisponde all’immagine del Figlio di Davide che Matteo ha in mente.

Stranamente, sono le guarigioni e le grida dei bambini a far scattare la reazione di sacerdoti e scribi. Nei malati sanati dal Figlio di Davide nel cuore di Israele c’è il segno dell’avvio di un tempo nuovo. Un nuovo Israele sta nascendo, il «vero Israele», fatto di ciechi e storpi che riprendono a vedere e camminare, e di «piccoli» senza poteri né diritti che prendono parola e si fanno voce di Dio.

È proprio contro le guarigioni e contro gli «osanna» che si scaglia la rabbia dei capi. Non vogliono che nella casa di Dio avvengano guarigioni (!) e non permettono ad alcuno, che non sia dei loro, di fare proclami di stampo teologico, ancor più se si tratta di bambini.

A Gesù non resta che prenderne le distanze: la sua è tutta un’altra strada.


25 luglio 2024

 
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