Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 25 giugno 2025
 

Domenica 4 aprile 2021 - Pasqua nella Risurrezione del Signore

Per tre volte, nelle letture di questa santa Pasqua, sentiremo risuonare l’antico e sempre attuale kerygma (“annuncio”), col quale si proclama che Gesù, il crocisso, è risorto.

Il lezionario è inaugurato dal prologo al secondo libro di Luca, gli Atti degli Apostoli. Si tratta di un’occasione speciale per riprendere in mano la storia dell’esperienza cristiana delle origini, come ci invita a fare papa Francesco. In un’intervista dell’aprile 2020 invitava a ri‡ettere su quale Chiesa dovrebbe uscire dalla crisi, e spiegava che «dobbiamo imparare a vivere in una Chiesa in tensione tra il disordine e l’armonia provocati dallo Spirito Santo. Un libro di teologia che possa aiutare a comprendere questa tensione sono gli Atti degli Apostoli».

Ed ecco che nelle prime righe di questo libro viene ripreso l’annuncio della risurrezione, quando l’autore scrive che Gesù «si è mostrato vivo» ai discepoli. Scrive anche che è restato in loro compagnia, dopo la risurrezione, per 40 giorni, «mangiando il sale» con essi. È questa la resa letterale del verbo synalízomai, tradotto, in senso esplicativo, con «mentre si trovava a tavola»: mangiare il sale insieme rappresenta la comunione, il condividere il tempo da amici, come si legge in un testo di Aristotele: «Secondo il proverbio, non si arriva a conoscersi reciprocamente prima di aver consumato insieme una quantità di sale». Quante cose avrà dovuto spiegare Gesù ai discepoli, che pensavano fosse tutto FInito, e l’ha fatto perdonando le loro infedeltà, da amico!

Lo stesso annuncio, ma in una forma ancora più antica (la Prima lettera ai Corinzi risale agli anni 53 o 54 d.C.), viene da Paolo, che trasmette quanto egli dice di aver ricevuto (15,3) da altri. Qui le due componenti del kerygma sono la morte e la risurrezione di Gesù, organizzate in quattro frasi collegate dalla congiunzione «e», con quattro verbi che hanno per soggetto Gesù: morì, fu sepolto, fu risuscitato, apparve. È interessante che il penultimo verbo sia al passivo, e dica che il Cristo è «stato risuscitato», riportato in vita dal Padre. Le parole di Paolo però non riguardano solo il Risorto, ma sono un appello alla vita di ogni uomo che le ascolta: l’Apostolo dice che la morte di Gesù è avvenuta «per i nostri peccati». Ciò signica che è stata «un’uccisione ingiusta e vergognosa, non voluta da Dio Padre, ma perpetrata dagli uomini» (Franco Manzi) e «per» noi, cioè – come scriverà altrove Paolo (cfr. Romani 5,8, ad esempio) – «in favore» di tutti gli uomini.

La pagina del Vangelo è una parte del ventesimo capitolo di Giovanni, a cui seguirà – domenica prossima – la conclusione dello stesso. In questo capitolo anzitutto è rappresentata l’esperienza del sepolcro vuoto, vissuta da Maria, Pietro e un altro discepolo (20,1¡10), e poi il brano di oggi, ovvero il kerygma dato da Gesù stesso e poi da Maria. È il Risorto che anzitutto mostra di essere vivo, chiamando Maria per nome (20,16); per tale gioia, la discepola lo dirà subito agli altri, divenendo così l’«Apostola degli Apostoli».


01 aprile 2021

 
Pubblicità
Edicola San Paolo