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mercoledì 25 giugno 2025
 

Domenica 8 Giugno 2025 - Pentecoste Solennità

Nella liturgia della Domenica di Pentecoste, oltre alla lettura di Atti e della Prima lettera ai Corinzi che ci introducono al tema dell’effusione dello Spirito sulla Chiesa di Cristo nella varietà dei suoi doni e delle sue manifestazioni, ci accompagna anche uno spezzone dei discorsi di Gesù nell’ultima Cena presenti nel Vangelo di Giovanni.

Dopo aver lavato i piedi dei discepoli, annunciato il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro, Gesù inizia un lungo monologo, occasionalmente interrotto da qualche intervento dei discepoli, che ha le caratteristiche di un testamento, o meglio di una vera e propria eredità. L’argomento principale è, infatti, la sua partenza e quel che accadrà in seguito. Attorno a questo, nelle confi denze tra Maestro e discepoli, Giovanni condensa i grandi temi che attraversano tutto il suo scritto e, tra questi, proprio la presenza dello Spirito nella vita della comunità radunata dal Vangelo, come vediamo nella sezione che è oggetto del nostro commento.

Nei passaggi immediatamente precedenti, l’evangelista ci ha consegnato la quintessenza della sua opera: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14,6), ha appena detto Gesù agli undici. Per Giovanni, Dio non ha altro volto davanti all’umanità che quello del Nazareno. In Lui c’è la pienezza della rivelazione e solo in Lui si trova la vera salvezza nella comunione con Dio.

La sua dipartita potrebbe dunque essere una perdita irrimediabile, ma il Maestro rassicura i suoi dicendo che, al contrario, proprio il suo innalzamento al Cielo li metterà nelle condizioni di fare esperienza perfetta della vita piena che Lui ha promesso loro.

Qui si colloca il dono dello Spirito, inviato dal Padre per iniziativa di Gesù, su coloro che custodiscono i suoi insegnamenti e coltivano lo spirito di preghiera. Viene defi nito come «un altro Paraclito», lasciando intendere che ve n’è già stato uno (che altri non è se non il Cristo), del quale riprenderà le funzioni, anzitutto quella fondamentale di essere con i discepoli. Dunque, la presenza divina che nella vita dei discepoli si manifestava concretamente nella persona di Gesù, non verrà meno con la sua scomparsa, ma continuerà certamente in una presenza non più legata al tempo e allo spazio come accadeva nella persona di Gesù.

«Lo Spirito di verità», a fi anco dei discepoli, potrà perpetuare in ogni tempo e luogo la rivelazione portata dal Cristo. Così, i discepoli non saranno orfani, ma saranno sempre accompagnati. Se il mondo non sarà più in grado di vedere Gesù dopo il suo innalzamento, i discepoli invece potranno ancora farlo grazie all’opera dello Spirito, il cui compito fondamentale sarà un lavoro di memoria, con il quale far risultare sempre presente l’insegnamento di Gesù nella vita dei discepoli. Non però con lo sguardo rivolto al passato condiviso, ma piuttosto al presente e al futuro, nei quali attualizzare e incarnare in modo nuovo e creativo il Vangelo di Cristo.


05 giugno 2025

 
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