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sabato 09 novembre 2024
 

III Domenica di Quaresima (anno B) - 3 marzo 2024

Memoria e fede nella Parola di Gesù

 

Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Giovanni 2,15-16

 

Prosegue il percorso quaresimale: protagonista è oggi la Legge santa del Signore, che «è perfetta, rinfranca l’anima» (Salmo 18, Responsorio). La I lettura ci offre il testo capitale di Esodo 20, che conserva, nel contesto del “grande Codice dell’Alleanza” (Esodo 20-24), il “decalogo”, le Dieci «Parole» che «Dio pronunciò tutte» di fronte a Mosè, sul Sinai, per suggellare la scelta del popolo prediletto, con cui il Signore fa memoria del Bene compiuto e si presenta come Colui che per primo è amante, fedele e affidabile, l’Unico Dio che rende liberi, che «ha fatto uscire» Israele «dal Paese di Egitto e dalla condizione di schiavi».

Su questa fedeltà, che è di Dio, che ci precede e ci soccorre sempre, si fonda in ogni tempo la fede del popolo che Egli si è scelto, la discendenza innumerevole promessa ad Abramo e Sara in Isacco, rinnovata e salvata «in Spirito Santo e fuoco» (Luca 3,16) nell’acqua nuova del Battesimo, attraverso il sacrificio del Figlio, memoriale vero ed eterno. La Legge, la Torah nella tradizione ebraica, non è un insieme sterile di vincoli e “comandi”, ma è “Parola” che dà vita, “Luce”, «lampada» che illumina i passi e guida il cammino (cfr. Salmo 119,105). La relazione con il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei vivi e non dei morti (cfr. Luca 20,37-38), è una relazione liberante, di figli e non di sudditi, di amici e non di schiavi, intima come quella della sposa con lo sposo; questa relazione di amore ci è stata rivelata pienamente da Gesù, il «Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, potenza di Dio e sapienza di Dio» (II lettura, 1Corinzi 1,22-25): «Chiunque crede in Lui ha la vita eterna» (acclamazione al Vangelo).

Proprio la fede è al centro dell’episodio evangelico che oggi è offerto alla nostra meditazione: Gesù mostra il suo sdegno verso quanti vivono nella Casa di Dio ma non rispettano la santità del luogo e non hanno una vera fede, perché continuano ad anteporre a Lui, autore della Vita, i propri interessi contingenti. È necessario un attento discernimento per stanare le opere del demonio, che possono svolgersi indisturbate anche in luoghi di fede, e ci fanno venire a patti con ciò che è caduco, ingannevole, incapace di dare vita: mentre gli interlocutori di Gesù mostrano di non avere fede in Lui, gli chiedono «un segno per fare queste cose» e non comprendono la profezia di Risurrezione che Egli offre come risposta, i discepoli, che hanno con Lui una relazione personale e concreta, riconoscono nel suo operato il rispetto della Legge di Dio, Parola potente e vivificante, e possono comprendere che Egli è manifestazione della Verità del Padre.

Saranno loro a «ricordare», dopo la Risurrezione, l’episodio del Tempio e quello «che Lui aveva detto»; saranno loro a «credere alla Scrittura e alla Parola detta da Gesù», e a custodire la fede di tutti con la loro esperienza di fede. E noi, siamo capaci di fare memoria del Bene vissuto e di credere alla Parola potente del nostro Salvatore?

 


29 febbraio 2024

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