Nel segno di una grande benedizione
I pastori andarono e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. Riferirono poi ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Luca 2,16-19
Il primo giorno dell’anno civile è dedicato dalla Chiesa a una solennità mariana: sotto il manto della Donna nuova, Madre del nostro Dio e Salvatore, cominciamo nuovamente il cammino, investiti da una grande benedizione. Le letture mettono al centro questo aspetto fondamentale della tradizione biblica, che accompagna la creazione e l’umanità fin dagli albori e cammina con il popolo della salvezza attraverso tutte le sue vicende, liete o tristi, di grazia o di peccato: qualunque sia il comportamento degli uomini, Dio rinnova sempre, nella Bibbia, la sua grande ed eterna benedizione, vero e proprio sacramentale che Egli non revoca mai e che è, in ogni tempo e in tutta la storia, il dono di una vita abbondante, piena, infinita come il suo Creatore.
In Genesi 1 ciascuna creatura inanimata o vivente è benedetta con lo sguardo di Dio, che “vede che è buona”; benedette con la parola potente del Signore, che promette vita ricca e piena («Crescete e moltiplicatevi»), sono le creature animate, e specialmente l’uomo maschio e femmina, fatto a sua immagine e somiglianza; benedetti con la promessa di una vita abbondante e di una discendenza numerosa «come le stelle e come la sabbia» sono i patriarchi (Abramo, Isacco, Giacobbe), segnati dall’iniziale sterilità delle spose (Sara, Rebecca, Rachele) e sempre colmati della pienezza della benedizione nella nascita, proprio da quelle spose, dei figli della promessa, che sono il dono ineffabile di Dio, il Vivente, amante della vita, a cominciare da Isacco, prefigurazione del Cristo, Figlio unigenito. Benedetto è tutto il popolo della promessa in Numeri 6 (I Lettura), passo capitale dell’Antico Testamento, nel quale Dio insegna a Mosè e ad Aronne le parole con cui invocare il suo sguardo di benedizione e il suo Nome di salvezza e di vita sugli Israeliti, primizia del popolo nuovo. Così prega il Salmo 66 (Responsorio): «Dio abbia pietà di noi e ci benedica!». E la benedizione è sempre il dono della vita, il regalo grande e immeritato della figliolanza (II lettura, Galati), un miracolo che trascende la nostra umanità e si forma nella nostra carne, mentre ne siamo ignari, per l’intervento potente dell’autore della vita: Maria, la Madre, vive questo miracolo in un modo tutto speciale, eppure nella maniera più umana e normale che esista. Lei pure, come ogni mamma, sente crescere in sé il dono di una vita che non le appartiene ma le è consegnata perché Dio, dalle origini, si fida dell’uomo e della donna: quello che trovano i pastori, quando vanno a «vedere la Parola», è proprio una coppia e una famiglia, «Maria, Giuseppe e il Bambino, che giace in una mangiatoia», prefigurazione del suo farsi cibo e bevanda per l’umanità.
MARIA, LA DOCILE
La vita, la benedizione, il dono di Dio, è quel Figlio, è ogni figlio; e lei, la Madre, «serba queste cose meditandole nel suo cuore»: sa che nel Mistero che vive c’è la salvezza, sa che «Dio salva», come dice il nome del suo Figlio, evocato nella preghiera di Aronne (I lettura), suggerito dall’angelo, imposto dai genitori all’ottavo giorno, in obbedienza a Dio. Di questo mistero Maria si lascia investire senza capire tutto, docile alla volontà del Padre, per essere Madre, discepola, apostola del suo Figlio.