Seguire il Maestro,
servire, regnare
Gesù disse [a Giacomo e Giovanni]:
«Il calice che io bevo anche voi lo
berrete, e nel battesimo in cui io
sono battezzato anche voi sarete
battezzati. Ma sedere alla mia destra
o alla mia sinistra non sta a me
concederlo; è per coloro per i quali è
stato preparato».
Marco 10,39-40
Gesù è in cammino con i discepoli: il viaggio copre l’intera seconda sezione del Vangelo di Marco e tocca, da Betsaida
(Marco 8,22) a Gerico (Marco 10,46), tutte le principali aree dell’Israele antico, insieme a territori tradizionalmente
pagani. Gesù si manifesta come Figlio di Dio, incontra ogni tipologia di persona e di credente, la folla, i farisei, i poveri e i
ricchi, compie miracoli senza fare distinzione, offre insegnamenti in pubblico e in privato, per tre volte
preannuncia ai suoi l’imminente mistero della Pasqua, la sua gloriosa Passione, Morte e Risurrezione.
Tutti noi percorriamo, dal principio della nostra vita terrena, la stessa «strada» del Maestro, che è «la via per salire a Gerusalemme»
(Marco 10,36), meta ideale, immagine del cielo (cfr. Apocalisse 21): Gesù lo sa, vive la sua missione, annuncia il Regno, non
tace le soerenze contingenti e ha la certezza della gioia e della gloria eterna, che tutti attende; e noi? Abbiamo coscienza della nostra chiamata?
“Viviamo senza peccato e senza paura”, come ci invita a fare la liturgia, nella quotidiana serenità, liberi dall’orgoglio e dalle invidie che distruggono l’unità? O chiediamo a Gesù quello che non è essenziale, ma che tale appare ai nostri occhi, ubriacati di mondanità? Onore e riconoscimento umano possono allontanarci dal Signore e c’è il rischio che si trasformino in vere e proprie tentazioni! È quanto accade a Giacomo e Giovanni, discepoli
prediletti di Gesù, che Egli prende con sé, insieme a Pietro, a testimoni di eventi straordinari quali la Trasfigurazione (Marco 9,2-13): sono proprio
loro a chiedere i primi posti nel Regno, «uno alla destra e uno alla sinistra» del Signore. Vogliono addirittura scavalcare Pietro?
Non lo hanno coinvolto nella richiesta, o egli, che è il garante dell’unità dei fratelli, non ha voluto prendervi parte? Gesù parla in
modo netto: partecipare alla sua Gloria è «bere il calice che Lui beve, essere battezzati nel battesimo in cui Egli è battezzato», «essere crocifissi con Cristo» (Galati 2,20) e, con Lui, risorti; tutti, dunque, per i sacramenti della Chiesa già siamo nella gloria! Per tutti Cristo «ha attraversato
i Cieli», «è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (II Lettura, Ebrei 4).
La storia della salvezza conosce figure messianiche, cioè cristologiche, che preannunciano l’unico vero Salvatore: in Abramo, Isacco e Giacobbe,
lungo le storie patriarcali, nelle figure di Giuseppe, Mosè, Davide, negli eventi vissuti dal Popolo della Promessa attraverso i tempi e i luoghi ove è condotto e disperso, è profetizzata la vita, la Passione, Morte e Risurrezione, la salvezza portata dall’unico vero Re-Messia, il Cristo,
Figlio di Dio, «il giusto, suo Servo» che «giustificherà molti, si addosserà la loro iniquità». «Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione
vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore» (I Lettura, Isaia 53,10-11). Questa profezia, che parla
di Gesù, descrive anche ogni battezzato, alter Christus sulla Terra, strumento di salvezza per le nazioni: la vita del cristiano è luce per le
genti, è diversa da quella del mondo, come diverso è lo stile della Chiesa, comunità di cristiani. Servus servorum Dei (“servo dei servi di
Dio”) è la definizione del Papa, successore di Pietro, nella Chiesa: «Chi vuole essere grande e il primo fra voi, si faccia servo di tutti: anche il
Figlio è venuto per servire e dare la propria vita». Buona domenica!