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venerdì 15 novembre 2024
 

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B ) - 31 ottobre 2021

Far diventare vita le parole della fede

 

Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”». Marco 12,28-34

 

Il dibattito relativo a quale fosse il centro o il nucleo essenziale della Legge di Mosè doveva essere molto acceso nel primo secolo in Palestina, come testimonia anche la letteratura rabbinica. Nota è la risposta di Hillel al pagano che gli chiedeva di esporre tutta la Legge (stando su un piede solo): «Non fare al tuo prossimo ciò che ti è odioso. Questa è tutta la Torah: il resto non è che interpretazione» (Talmud Babilonese, Shabbat, 31a). 
Marco ci parla di uno scriba, un dottore della Legge, che diversamente dai suoi colleghi non si avvicina a Gesù per sfidarlo o per tendergli una trappola teologica. Si pone invece in un atteggiamento dialogico, sembra essere mosso da un autentico desiderio di ricevere una risposta a una questione per lui importante.
Gesù risponde mettendosi sul suo stesso piano, non dicendo nulla di particolarmente nuovo per un esperto della Torah. L’innovazione di Gesù in realtà c’è, ed è duplice. Innanzitutto, dopo aver affermato il comandamento sull’amore di Dio, dice subito che il secondo, l’amore del prossimo, è simile al primo. C’è un primo, c’è un secondo, ma tra i due non c’è un ordine gerarchico, soltanto un ordine logico (è dal primo che deriva il secondo: se dico di amare Dio che non vedo devo amare il prossimo che vedo). E questo è importante, perché dice che l’etica cristiana è immediatamente teologia.
L’amore del prossimo non è qualcosa di meno nobile rispetto all’amore di Dio. Sono, di fatto, la stessa cosa, l’uno spiega l’altro, l’uno è conseguenza dell’altro. Il cristianesimo è umanesimo. In questo duplice-unico comandamento c’è molta dell’innovazione teologica del cristianesimo, che si ricollega all’umanesimo biblico e lo sviluppa. Tutta la Legge e i profeti, insieme ricordano il nesso ineludibile tra la dimensione verticale e orizzontale, cioè che al culmine del verticale si trova l’orizzontale, e viceversa. 

 

UNA FAMIGLIA PIU' AMPIA

Questa uguaglianza tra i due comandamenti dice ancora qualcosa di importante: se l’amore del prossimo è simile all’amore di Dio, ci possono essere (e ci sono) persone che nell’amore del prossimo come sé stessi trovano una strada per amare Dio, anche quando non conoscono il primo comandamento, e magari non conoscono neanche Dio. La famiglia degli amanti di Dio è più ampia di quanto in genere pensiamo.
Infine, Gesù conclude affermando: «Non sei lontano dal Regno dei cieli». Lo scriba afferma di condividere la risposta di Gesù; ma allora perché non è ancora dentro il Regno ed è soltanto “non lontano”? Forse perché l’abitare il Regno non è un atto cognitivo, non riguarda solo l’aver capito bene il cuore della Legge. Abita il Regno chi vive le verità in cui crede. È una faccenda di piedi, di mettersi in cammino, di far diventare vita le parole della fede. 
Ci sono sempre state persone che hanno creduto nelle parole di Gesù ma non sono entrate nel suo Regno, finché quelle parole non sono diventate la loro vita. Il Regno dei cieli non è abitato da chi lo capisce. La fede che salva richiede l’intelligenza, ma anche il cuore e le forze per vivere ciò che si crede.


28 ottobre 2021

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