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Cari amici lettori, il numero di Credere in edicola da oggi è un piccolo “speciale” dedicato ai giovani, in prossimità del Giubileo loro dedicato, che inizia il 28 luglio e si concluderà il 3 agosto. Troverete una serie di servizi che ci danno un po’ un quadro, ricco e sfaccettato, che ci invita a gioire, a riflettere, a interrogarci come comunità cristiana. Il servizio di copertina è dedicato alla storia di Sofia Gentile, giovane alfiere della Repubblica, protagonista di un progetto d’inclusione sociale. La sua storia ci racconta che non esistono solo i neet o gli hikikomori, ma che ci sono anche giovani che prendono la vita di petto, si interrogano, intraprendono cammini, cercano con determinazione di capire chi sono e qual è il loro posto nel mondo.
Una storia che ha tutta la freschezza e l’entusiasmo di cui solo i giovani sono capaci, aperti come sono ai sogni e al futuro. Sentiremo anche la voce di due “adulti”: don Antonio Mazzi, il prete “di strada” 95enne ma dal cuore giovane, che sa scrutare in profondità le nuove generazioni e i loro “vuoti”. E sa individuare parole importanti sul senso da dare alla vita. Ma, guardando ai giovani, interroga in modo graffiante anche noi adulti. L’altra voce è quella di una studiosa, Rita Bichi, che insieme a Paola Bignardi ha condotto un’importante ricerca sociologica su giovani, religiosità e fede. Dalle sue parole viene fuori un ritratto di una generazione che non ha buttato a mare la ricerca spirituale, ma la vive con un’altra sensibilità e altre attese.Gli adulti – e anche la comunità cristiana – faticano a decifrare questo mondo interiore inespresso e che chiede accoglienza. Anche qui, siamo noi adulti a essere chiamati in causa: mettersi umilmente in ascolto è il primo passo per provare ad attrezzarsi in modo da offrire proposte sensate (e non preconfezionate).
Abbiamo poi il racconto di una esperienza di convivenza temporanea di giovani, a Rezzato (Brescia): si tratta di una realtà che sta prendendo piede in varie diocesi italiane, che dice l’importanza di camminare insieme sperimentando percorsi di fede basati su condivisione, fraternità e servizio agli altri. Troverete poi tre figure (un adulto e due giovani) che danno voce a temi molto sentiti dalle nuove generazioni: inclusione, creato, pace. E infine, parliamo di una “eredità” lasciata da un santo giovane, Piergiorgio Frassati, che sarà canonizzato il prossimo 7 settembre e che ha ispirato ad Antonello Sica, 30 anni fa, l’ideazione di percorsi di montagna che coniugano natura, spiritualità e storia. Vorrei concludere con le parole con cui papa Francesco apriva l’esortazione post-sinodale Christus vivit, del 2019, frutto del sinodo dei giovani: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo.
Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!». Vita/vivere: è la sintesi di quello che Dio vuole per ognuno e ognuna. «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Giovanni 10,10). È l’augurio più bello che possiamo fare ai nostri ragazzi per questo Giubileo 2025.
(immagine in alto: foto Reuters)
In collaborazione con Credere
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