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Qualcuno li chiama influencer cattolici. Altri, creator. Altri ancora, missionari digitali. Il 28 e il 29 luglio si incontrano a Roma per vivere il loro Giubileo, nato anche da un’idea di papa Francesco, e condividere la propria (delicata) missione nel mondo della rete e dei social media che Giovanni Paolo II, con intuizione profetica, definì il «sesto continente». Da non fuggire ma abitare, anzitutto, e ovviamente evangelizzare.
Sono spesso sacerdoti e religiosi, ma non solo. Giovani in ricerca, appassionati di musica, persone che hanno avuto un percorso di vita particolare, insegnanti di religione. Come Emanuele Magli, 27 anni, che cura il progetto "Religione 2.0" sui social (oltre 36mila follower su Instagram) e insegna Religione in due scuole medie di Bologna: «Anche online è facile indossare maschere per piacere e compiacere gli altri», dice, «ma il Vangelo ci chiede verità, non consensi. E sui social, alla fine, vince chi ha il coraggio di essere autentico».
L’insegnamento (Storia e Filosofia nei licei) è anche il mestiere di Pietro Calore, che scrive libri e da poco ha lanciato il blog "Fantascienza Cattolica" per spiegare la fede partendo dalla scienza e dalla filosofia senza disdegnare alcuni meme ironici e di attori comici per “commentare” alcuni brani del Vangelo, in particolare le parabole: «San Pietro nella sua Prima lettera suggerisce rispetto e retta coscienza per relazionarsi con tutti, odiatori compresi. Come faceva Gesù che aveva gli haters anche lui».
Fra’ Antonio D'Errico, missionario itinerante, originario di Napoli, dice di essere sui social per «accendere nelle persone il desiderio di Dio e gridare il Vangelo». E ricorda che «Giovanni Paolo II considerava Internet il sesto continente e non c'è continente dove un missionario non è presente».
Dal mondo della musica cristiana arriva, invece, la cantautrice d’origine calabrese Romilda Cozzolino, vincitrice, nel 2021, di J-Factor, il talent di Christian music: «Sui social ho trovato un modo creativo per parlare della fede», spiega, «e intessere relazioni importanti». Alessandro Gallo fa parte dei Reale, band di musica cristiana, e ha iniziato la sua avventura musicale nella Comunità Cenacolo di Madre Elvira: «Evangelizzare è suonare forte il campanello del cuore», racconta, «i social sono un mare dove molti annegano. Noi, invece, dobbiamo pescare queste persone».
Ma chi è (e cosa fa) esattamente un missionario digitale? Premessa: la distinzione tra reale e virtuale non esiste più ed è sbagliata anche come approccio: «Il digitale», scrive Valentina Angelucci nel libro Identikit del missionario digitale – Evangelizzare al tempo dei social (San Paolo), «è diventato parte integrante della nostra quotidianità e delle nostre relazioni. Ciò che accade online ha ripercussioni sul mondo off-line e viceversa. La missione del cristiano digitale non può limitarsi a considerare il web come un semplice strumento, ma deve riconoscerlo come uno spazio reale di incontro, dialogo e testimonianza. Il missionario digitale deve essere consapevole, così come tutti i missionari che lo hanno preceduto, che il Vangelo rimane immutabile, ma i modi di comunicarlo si evolvono. Se nel primo millennio la trasmissione della fede avveniva soprattutto oralmente, nel secondo attraverso i manoscritti e la stampa, nel terzo millennio essa passa anche attraverso i social media, i podcast, i video e le interazioni online».
Angelucci traccia anche analogie e differenze tra il missionario “tradizionale” e quello digitale: «Entrambi», scrive, «rispondono a una chiamata missionaria, avvertendo l’urgenza di diffondere il Vangelo. Sono animati dal desiderio di portare Cristo agli altri, testimoniando con la propria vita e le proprie parole. Devono avere una solida formazione teologica e spirituale per annunciare correttamente il messaggio cristiano. Vivono la missione con spirito di sacrificio e dedizione, spesso affrontando difficoltà e incomprensioni. Hanno bisogno di discernere i segni dei tempi per rispondere efficacemente alle esigenze delle persone da cui lo Spirito li sospinge».
E le differenze? Sono tante, a cominciare dal luogo della missione: «Il missionario tradizionale si reca fisicamente nei luoghi di missione, spesso affrontando viaggi e adattamenti culturali, mentre il missionario digitale opera attraverso le piattaforme online, raggiungendo persone in ogni parte del mondo anche senza muoversi fisicamente».
C’è poi l’interazione personale: il missionario tradizionale incontra le persone faccia a faccia, sviluppando relazioni dirette e personali, mentre il missionario digitale deve saper comunicare efficacemente anche attraverso testi, immagini, video e interazioni virtuali, che poi diventano occasione per allacciare relazioni come ha raccontato don Cosimo Schena, 46 anni, parroco della chiesa di San Francesco di Brindisi, mezzo milione di follower solo su Instagram e autore del libro Dio è il mio coach (Piemme): «I canali social servono a far avvicinare sempre più persone alla fede, anche quelli che non credono. Mi scrivono anche tanti atei. Ogni giorno ricevo mille messaggi tra email e "direct". Provo a rispondere a tutti ma non è facile».
Anche gli ostacoli e le sfide tra missionari tradizionali e digitali sono diversi: «Il missionario tradizionale affronta difficoltà come la distanza geografica, le barriere linguistiche e i contesti sociali e politici difficili. Il missionario digitale, invece, deve confrontarsi con algoritmi mutevoli, la disinformazione, la superficialità dei contenuti online e il rischio di una comunicazione impersonale». E sull’impatto Angelucci è chiara: «Il missionario tradizionale può vedere immediatamente gli effetti della sua opera nelle comunità che serve, mentre il missionario digitale spesso semina senza sapere chi raccoglierà, affidandosi alla sola Provvidenza». Cambiano anche, in parte, gli strumenti di evangelizzazione: «Il primo utilizza il dialogo a tu per tu, i gesti concreti e la testimonianza diretta; il secondo sfrutta i nuovi mezzi di comunicazione con i loro linguaggi, i loro simboli, i loro modi di creare interazioni».
La due giorni (lunedì 28 e martedì 29 luglio) del Giubileo dei missionari digitali e influencer cattolici (clicca qui per il programma completo) cerca di riflettere su questi aspetti con l'aiuto di esperti e attraverso varie iniziative.
Si comincia lunedì 28 nell'Auditorium di via della Conciliazione per l'inaugurazione, alle ore 9, dell’evento alla presenza del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, di monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, e di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione.
Tocca poi a monsignor Lucio Ruiz dare il benvenuto ai pellegrini, ai quali sarà offerta una riflessione del gesuita David McCallum, direttore esecutivo del Discerning Leadership Program, che farà della Parola di Dio il catalizzatore dell'essere connessi oggi. Il convegno si potrà seguire in diretta sul portale e sul canale YouTube di Vatican News. Interverrà poi anche il gesuita Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, sottolineando il contributo della teologia sulla missione ai tempi delle reti e degli algoritmi. Si condivideranno, inoltre, alcune prospettive del Gruppo di Studio del Sinodo sulla Sinodalità. I gruppi di studio lavoreranno cercando di individuare il senso di essere pienamente presenti come Chiesa nella cultura digitale.
Nel pomeriggio di lunedì sono previste due tavole rotonde: la prima, alle 15 (in presenza e online), per uno scambio di esperienze sui missionari digitali, con rappresentati internazionali. La seconda, alle 17.30, sui "Santi influencer di Dio". Al termine di ciascuna ci sarà un tempo di un'ora circa per la condivisione nei gruppi di lavoro. A chiudere, la preghiera guidata dal cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, arcivescovo emerito di Tegucigalpa. Alle 21.30 sarà il cardinale José Cobo Cano, arcivescovo metropolita di Madrid, a presiedere l'adorazione eucaristica e la liturgia penitenziale nella Basilica di San Pietro.
Martedì 29, in mattinata, missionariu e influencer si ritrovano a Piazza Pia per il pellegrinaggio lungo Via della Conciliazione verso la Basilica di San Pietro per attraversare la Porta Santa. Alle 10 è in programma la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Louis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, al termine della quale potrebbe arrivare papa Leone XIV per un saluto. All'Auditorium Conciliazione si tornerà per il pranzo collettivo e un momento di riposo, prima di immergersi, alle 14, nell'incontro ecumenico Together for Hope (in presenza e online, tramite Vatican News), animato dalla Comunità di Taizé. Sarà uno spazio di incontro, comunione e missione condivisa con coloro che, da diversi angoli del mondo, annunciano la speranza nel digitale. Un'ora ludica, poi, per esprimere attraverso la creatività di un gioco la speranza, la fede e la gioia nelle reti digitali, sarà preludio alla visita nei Giardini Vaticani che sarà suggellata dalla Consacrazione della Missione digitale, durante la quale si affideranno i progetti a Maria, “l’influencer di Dio”, come papa Francesco l’aveva definita durante la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona del 2023, chiedendole di guidare con la sua tenerezza materna la presenza nel mondo digitale.
Nella serata di martedì, tutti gli influencer sono invitati a partecipare al Festival loro dedicato (la prima edizione si è svolta due anni fa a Lisbona nell'ambito della Gmg) in piazza Risorgimento per una serata di musica e testimonianze da culture e Paesi diversi, con cui sarà celebrata insieme la missione del portare speranza nel mondo digitale.



