Il 2025 per il cinema, per dirla alla maniera del comico Saverio Raimondo, è stato un Annus Horribilis. Hollywood attraversa un periodo buio, Warner Bros è in vendita (in assenza di altri colpi di scena, dovrebbe essere di Netflix), e le sale si svuotano. Proprio come in Italia, dove anche il tax credit scricchiola. Per salvare il Titanic e spostare l’iceberg qualche metro più lontano, serve un trionfo al box office per i titoli di fine anno.

I riflettori sono puntati su Buen Camino di Gennaro Nunziante con Luca Medici, in arte Checco Zalone, la cui uscita è prevista alla mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre. Insieme detengono il record del più grande incasso della storia del cinema italiano: sessantacinque milioni di euro per Quo Vado?. Riusciranno anche solo a sfiorare quella cifra stellare? Tutto il settore se lo auspica. Già dal trailer sono iniziate le polemiche: una battuta su Schindler’s List ha scatenato un pandemonio (ma nel film si “scherza” anche sul conflitto israelopalestinese e sull’11 settembre). “Bene o male purché se ne parli” diceva Oscar Wilde, e il duello sotto l’albero sarà con il trascinante Avatar – Fuoco e cenere di James Cameron. A vincere speriamo che sia il pubblico.

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Quella battuta infelice nel film di Checco Zalone

Quella battuta infelice nel film di Checco Zalone
Quella battuta infelice nel film di Checco Zalone

Ma com’è Buen Camino? La coppia Nunziante/Zalone manda un messaggio chiaro: siamo in un’epoca tumultuosa, in cui bisogna riscoprire la spiritualità e credere in qualcosa. Al centro del film, come suggerisce anche il titolo, c’è il Cammino di Santiago. Zalone interpreta un ricchissimo erede di un produttore di divani. Abita in una villa da Le mille e una notte, il suo conto in banca non conosce limiti, e neanche il buongusto. Un giorno la figlia Cristal (chiamata così per passione alcolica) scompare. Stufa del lusso e della superficialità, parte per Santiago. Il padre la insegue e, suo malgrado, decide di accompagnarla. Prima in Ferrari poi a piedi.

Zalone ancora una volta incarna il cinismo del nostro millennio, sfida l’eccesso (“la religione mi stava facendo perdere la fede”), e non ha paura di andare oltre l’accettabile. Si destreggia tra pantofole ricamate in oro, un umorismo sempre più nero, e i buoni sentimenti. In Buen Camino si analizza il rapporto tra padri e figli, si sottolinea l’importanza di avere dei valori, di staccarsi dai social per alimentare il dialogo. Viene raccontato un tempestoso percorso di crescita, e ancora una volta il viaggio fisico riguarda anche l’anima. Il tutto naturalmente in chiave zaloniana.

Nessuno viene risparmiato, lo humour selvaggio colpisce tutti (anche chi non se lo meriterebbe). Però è questa la sua cifra. A essere sotto scacco è l’italianità, le storture quotidiane, però con una morale: riscoprire che cosa conta davvero, anche quando si è milionari. Lo sguardo è all’attualità, come nelle storie precedenti. E il consiglio generale è di fare qualcosa per non smarrirci del tutto e ritrovarci. La sequenza più famosa di Sole a catinelle era quella in cui Zalone vedeva in televisione la reunion tra Al Bano e Romina Power, e decideva di tornare a casa. Buen Camino segue quella linea, con la suggestione che la salvezza possa arrivare guardando in alto (e magari innamorandosi della persona sbagliata). Prendere o lasciare.