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— Caro Sandro,concordo sull’idea di un’educazione all’amore come migliore prevenzione per questi drammatici episodi. Credo che ogni vicenda di femminicidio abbia una sua fisionomia, legata alle personalità dell’omicida e della vittima.
Tuttavia è possibile pensare che al fondo ci sia un insieme di elementi che creano le condizioni in cui poi il femminicidio avviene: una sensazione di possesso nei confronti della donna; la ferita intollerabile al proprio orgoglio maschile e al proprio narcisismo; l’idea che una donna deve dare tutto di sé al proprio compagno, anche senza essere contraccambiata. I ragazzi e le ragazze che si avviano alle loro prime relazioni amorose hanno bisogno di pensare queste dinamiche, che affiorano già in alcune loro vicende.
Ci sono ragazzi di 15 anni che soffrono enormemente, e talvolta non si rassegnano per le prime delusioni amorose e manifestano questi stati d’animo con gesti impulsivi, distruggendo oggetti o facendosi del male. Così come ci sono ragazzi che vogliono dominare le loro ragazze con una certa arroganza oppressiva e con un’aggressività verbale che può trasparire anche in alcuni loro gesti. Ovviamente non sono futuri femminicidi: tuttavia occorre intervenire subito perché sviluppino una capacità di amare più autentica.
È bene che le ragazze siano ferme nel saper dire di no a ragazzi che vogliono imporsi su di loro, specie se fisicamente, senza pensare, come avviene talvolta, di fare le crocerossine, salvandoli da sé stessi attraverso la propria influenza positiva e calmieratrice. I ragazzi hanno bisogno di moderare la loro impulsività, apprendendo ad ascoltare davvero le loro compagne e i loro bisogni, senza fare né gli zerbini né gli spacconi. E soprattutto sviluppando un senso profondo del rispetto dell’altro, condizione fondamentale per poter dire che si vuole bene a una persona perché si vuole davvero il “suo” bene e non solo il nostro.



