PHOTO
Il Papa in piazza San Pietro per l'udienza generale
«Nel mondo c'è «una malattia diffusa: la mancanza di fiducia nella vita. Come se ci si fosse rassegnati a una fatalità negativa, di rinuncia. La vita rischia di non rappresentare più una possibilità ricevuta in dono, ma un'incognita, quasi una minaccia da cui preservarsi per non rimanere delusi».
È il cuore della riflessione di papa Leone XIV nella catechesi dell’udienza generale di mercoledì in piazza San Pietro davanti a numerosi fedeli.
Dio, ha proseguito il Pontefice, «rimane fedele per sempre al suo disegno di amore e di vita; non si stanca di sostenere l'umanità anche quando, sulla scia di Caino, obbedisce all'istinto cieco della violenza nelle guerre, nelle discriminazioni, nei razzismi, nelle molteplici forme di schiavitù. Generare significa allora fidarsi del Dio della vita e promuovere l'umano in tutte le sue espressioni: anzitutto nella meravigliosa avventura della maternità e della paternità», ha aggiunto Leone, «anche in contesti sociali nei quali le famiglie faticano a sostenere l'onere del quotidiano, rimanendo spesso frenate nei loro progetti e nei loro sogni. In questa stessa logica, generare è impegnarsi per un'economia solidale, ricercare il bene comune equamente fruito da tutti, rispettare e curare il creato, offrire conforto con l'ascolto, la presenza, l'aiuto concreto e disinteressato».
Il Papa ha dunque parlato di una «sinfonia delle creature» che «conosce un mirabile “crescendo” culminante nel duetto dell'uomo e della donna: Dio li ha creati a propria immagine e ad essi ha affidato la missione di generare pure a sua immagine, cioè per amore e nell'amore».
Leone XIV ha spiegato che la vita «si illumina» quando la accogliamo come un dono, accettando ogni nuova creatura come parte di una storia più grande. Anche in tempi difficili – quando la miseria, la guerra, le discriminazioni aumentano la paura – la vita resta un regalo da difendere.


Il Papa benedice una bimba durante l'udienza generale
(ANSA)Per questo, ha aggiunto, «promuovere l’umano in tutte le sue espressioni» significa prendersi cura non solo delle nascite, ma di ogni persona (poveri, fragili, marginalizzati) perché ciascuno abbia la dignità che merita, anche quando la società sembra voltarsi dall’altra parte.
Rifacendosi alla morte e resurrezione di Cristo, il Papa ha proposto una visione di speranza che dà senso anche alle vicende più dure. Perché «quando la vita sembra spegnersi, il Signore Risorto continua a camminare con noi». In un mondo che spesso propone l’economia del profitto, dell’efficienza, del risultato, e che considera solo chi “rende”, la Chiesa è chiamata a testimoniare una economia solidale. Un’economia che non sacrifica persone in nome del guadagno, ma valorizza ogni vita come un bene insostituibile.
Il Papa a invitato tutti a impegnarsi concretamente per dare speranza a chi l’ha persa, dignità a chi è escluso, cura a chi è ferito: «Non abbiate paura di accogliere e difendere ogni bambino concepito», questo l’appello che ha rivolto ai fedeli, affinché il valore della vita diventi scelta coraggiosa e servizio autentico.
Al termine dell’udienza generale, il Papa ha annunciato che da giovedì fino al 2 dicembre compirà il suo primo viaggio apostolico fuori dall’Italia, in Turchia e Libano.
La tappa in Turchia, con un pellegrinaggio a İznik (l’antica Nicea), in occasione del 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea, rappresenta un gesto simbolico di memoria e di riconciliazione tra le Chiese, un invito all’unità e al dialogo.
Poi la rotta verso il Libano, un Paese profondamente ferito da crisi economica, instabilità e conflitti, a lungo tormentato ma anche culla millenaria di convivenza fra religioni e culture. Anche lì, il Papa porterà un messaggio forte: vicinanza alle comunità cristiane, preghiera per chi soffre, solidarietà con chi è escluso. «Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera», l’auspicio espresso dal Papa per questo viaggio.







