Il rosario recitato davanti alla statua originale della Madonna di Fatima. Per il Giubileo della Spiritualità mariana papa Leone ha voluto una veglia di preghiera. Prima della celebrazione ha offerto, com’è consuetudine dei Pontefici, la rosa d’oro alla statua. Poi si è raccolto in preghiera, insieme con «Maria  la Madre di Gesù, con tutta la piazza così come, sottolinea il Papa «era solita fare la prima Chiesa di Gerusalemme. Tutti insieme», continua, «perseveranti e concordi, non ci stanchiamo di intercedere per la pace, dono di Dio che deve diventare nostra conquista e nostro impegno».

Poi ricorda che la spiritualità mariana autentica guarda alle virtù di Maria, quelle umane ed evangeliche, per imitarle. Solo questo «costituisce la più autentica devozione mariana».  E allora Leone parla di accoglienza. «Come lei, la prima dei credenti, vogliamo essere grembo accogliente dell’Altissimo». E, dunque, dice il Papa, «chiediamo il dono di un cuore che ascolta e si fa frammento di cosmo ospitale. Attraverso di lei, Donna addolorata, forte, fedele, chiediamo di ottenerci il dono della compassione verso ogni fratello e sorella che soffre e per tutte le creature». Guardando a lei e alle altre donne che sostarono sotto la croce, il Pontefice chiede che tutti impariamo a «sostare come loro accanto alle infinite croci del mondo, dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, per portarvi conforto, comunione e aiuto». Cita le parole di padre David Maria Turoldo per dire a Maria:

«Madre, tu sei ogni donna che ama;

madre, tu sei ogni madre che piange

un figlio ucciso, un figlio tradito.

Questi figli mai finiti di uccidere».

E fra le parole di Maria cita, invece, quelle alle nozze di Cana «quando, indicando Gesù, dice ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Poi non parlerà più. Dunque queste parole, che risultano quasi un testamento, devono essere carissime ai figli, come ogni testamento di una madre. Qualsiasi cosa Lui vi dica. Lei è certa che il Figlio parlerà, la sua Parola non è finita, crea ancora, genera, opera, riempie di primavere il mondo e di vino le anfore della festa. Maria, come un segnale indicatore, orienta oltre sé stessa, mostra che il punto di arrivo è il Signore Gesù e la sua Parola, il centro verso cui tutto converge, l’asse attorno al quale ruotano il tempo e l’eternità».

E fare la Parola di Gesù significa fate il Vangelo, renderlo «gesto e corpo, sangue e carne, fatica e sorriso. Fate il Vangelo, e si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta ad accesa. Fate qualsiasi cosa vi dica: tutto il Vangelo, la parola esigente, la carezza consolante, il rimprovero e l’abbraccio. Ciò che capisci e anche ciò che non capisci. Maria ci esorta ad essere come i profeti: a non lasciare andare a vuoto una sola delle sue parole».

Una in particolare risuona in questi tempi di crisi: «Quella rivolta a Pietro nell’orto degli ulivi: “Metti via la spada”. Disarma la mano e prima ancora il cuore. Come già ho avuto modo di ricordare in altre occasioni, la pace è disarmata e disarmante. Non è deterrenza, ma fratellanza, non è ultimatum, ma dialogo. Non verrà come frutto di vittorie sul nemico, ma come risultato di semine di giustizia e di coraggioso perdono».

Quel «metti via la spada», insiste Leone, «è parola rivolta ai potenti del mondo, a coloro che guidano le sorti dei popoli: abbiate l’audacia del disarmo! Ed è rivolta al tempo stesso a ciascuno di noi, per farci sempre più consapevoli che per nessuna idea, o fede, o politica noi possiamo uccidere. Da disarmare prima di tutto è il cuore, perché se non c’è pace in noi, non daremo pace». Se i grandi del mondo costruiscono imperi «con il potere e il denaro», Gesù ammonisce: «Voi però non fate così». Perché «Dio non fa così: il Maestro non ha troni, ma si cinge un asciugamano e s’inginocchia ai piedi di ciascuno. Il suo impero è quel poco di spazio che basta per lavare i piedi dei suoi amici e prendersi cura di loro. È anche l’invito ad acquisire un punto di vista diverso per guardare il mondo dal basso, con gli occhi di chi soffre, non con l’ottica dei grandi; per guardare la storia con lo sguardo dei piccoli e non con la prospettiva dei potenti; per interpretare gli avvenimenti della storia con il punto di vista della vedova, dell’orfano, dello straniero, del bambino ferito, dell’esule, del fuggiasco. Con lo sguardo di chi fa naufragio, del povero Lazzaro, gettato alla porta del ricco epulone. Altrimenti non cambierà mai niente, e non sorgerà un tempo nuovo, un regno di giustizia e di pace».

Maria ci fa da apripista, perché lei, nel Cantico del Magnificat posa «lo sguardo sui punti di frattura dell’umanità, là dove avviene la distorsione del mondo, nel contrasto tra umili e potenti, tra poveri e ricchi, tra sazi e affamati. E sceglie i piccoli, sta dalla parte degli ultimi della storia, per insegnarci a immaginare, a sognare insieme a lei cieli nuovi e terra nuova».

Dobbiamo impegnarci, spiega Leone «affinché si faccia nostra carne e passione, storia e azione, la grande parola del Signore: “Beati voi, operatori di pace”. Beati voi: Dio regala gioia a chi produce amore nel mondo, gioia a quanti, alla vittoria sul nemico, preferiscono la pace con lui». E se anche sembra che le cose vadano sempre peggio non bisogna scoraggiarsi, ma continuare a camminare. L’invito è rivolto a quanti costruiscono «le condizioni per un futuro di pace, nella giustizia e nel perdono; siate miti e determinati, non lasciatevi cadere le braccia», dice Leone. Perché «la pace è un cammino e Dio cammina con voi. Il Signore crea e diffonde la pace attraverso i suoi amici pacificati nel cuore, che diventano a loro volta pacificatori, strumenti della sua pace».

Infine, a Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, «donna pacificata nel profondo, Regina della pace» il Pontefice rivolge un invito accorato:

«Prega con noi», dice, «Donna fedele, grembo sacro al Verbo.

Insegnaci ad ascoltare il grido dei poveri e di madre Terra,

attenti ai richiami dello Spirito nel segreto del cuore,

nella vita dei fratelli, negli avvenimenti della storia,

nel gemito e nel giubilo del creato.

Santa Maria, madre dei viventi,

donna forte, addolorata, fedele,

Vergine sposa presso la Croce

dove si consuma l’amore e sgorga la vita,

sii tu la guida del nostro impegno di servizio.

Insegnaci a sostare con te presso le infinite croci

dove il tuo Figlio è ancora crocifisso,

dove la vita è più minacciata;

a vivere e testimoniare l’amore cristiano

accogliendo in ogni uomo un fratello;

a rinunciare all’opaco egoismo

per seguire Cristo, vera luce dell’uomo.

Vergine della pace, porta di sicura speranza,

Accogli la preghiera dei tuoi figli!».