Gentile direttore, la sentenza della Cassazione del 9 aprile che elimina la dicitura “padre” e “madre” dai documenti dei fi gli ha provocato esultanze da parte di alcuni politici. Se vogliamo essere puntigliosi dovremmo però affermare che la stragrande maggioranza dei bambini e bambine hanno proprio una madre e un padre e che ora saranno discriminati dalla sentenza della Cassazione. E, poi, che il termine “genitore” è declinato al maschile e quindi discrimina la “genitrice”; e poi che i termini “padre” e “madre” sono inclusivi di un signifi - cato che va oltre la generatività e la comprendono; e poi che non tiene conto di quello che pensano e vivono i bambini e le bambine perché la sentenza riguarda soprattutto gli adulti. Non sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano e dare la possibilità di scegliere se usare la vecchia dicitura o usare quella nuova?

GABRIELE SOLIANI


Caro Gabriele, la sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione di qualchsettimana fa ha statuito che «l’indicazione “padre” e “madre” sulla carta d’identità elettronica è discriminatoria perché non rappresenta le coppie dello stesso sesso che hanno fatto ricorso all’adozione in casi particolari».

Hanno respinto così il ricorso del ministero dell’Interno contro la decisione della Corte d’Appello di Roma, che chiedeva di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con cui era stato eliminato il termine “genitori” sulla carta di identità dei figli per tornare alla vecchia dicitura “padre” e “madre”. Totale: in nome di un’eccezione, si è scelto di cancellare la regola. Non è solo una questione lessicale, perché le parole creano le relazioni fra noi umani e ci identificano, ci rendono soggetti unici e speciali. “Padre” e “madre” contengono un simbolismo che supera le carte bollate e incidono nella vita concreta dei figli, contribuendo alla formazione della loro identità.

L’espressione asessuata “genitore” indica piuttosto un rapporto di generazione indefinito, quasi neutro. Non si tratta di negare i diritti a chi vive esperienze diverse. Ma sembra ingiusto che si elimini per tutti la grammatica fondamentale dell’umano.