Caro direttore, a una recente Messa celebrata dal mio parroco, alla lettura del Vangelo questi ha sostituito la parola “vergini”, che è riportata quattro volte nel testo, con la parola “ragazze”.

Nel corso dell’omelia che ne è seguita non ha dato spiegazione di questo, e ha di nuovo sempre usato la parola “ragazze”, evitando di pronunciare “vergini”. A me questo sembra illecito, tanto più senza una spiegazione appropriata.

Siamo forse arrivati al punto che ogni parroco può adattare la lettura del Vangelo come meglio crede?


Caro amico, il principio che deve sovrintendere a ogni azione pastorale è il servizio a Dio e al suo popolo. Quello dei parroci è un servizio di mediazione, anche per la lettura e il commento del Vangelo. Purtroppo a volte accade che questi se ne dimentichi e gestisca la pastorale avendo come criterio unico e universale le proprie convinzioni. Questo atteggiamento, portato all’estremo, può trascendere in un vero e proprio arbitrio, sanzionato dal canone 1389 §1.

Questo principio è ricordato anche nell’Ordinamento generale della Messa a proposito della facoltà di scegliere i testi delle letture: «Queste facoltà […] hanno una finalità pastorale. Pertanto, il sacerdote nel predisporre lo svolgimento della liturgia della Parola tenga presente più il bene spirituale del popolo di Dio che la propria personale inclinazione» (n. 352).

Questo documento, conoscendo le libertà che molti sacerdoti si prendono fino al rischio dell’abuso, rincara poi la dose: «Questi adattamenti, che per lo più consistono nella scelta di alcuni riti o testi, cioè di canti, letture, orazioni, monizioni e gesti che siano più rispondenti alle necessità, alla preparazione e alla capacità di comprensione dei partecipanti, spettano al sacerdote celebrante. Tuttavia, il sacerdote ricordi di essere il servitore della sacra Liturgia e che nella celebrazione della Messa a lui non è consentito aggiungere, togliere o mutare nulla a proprio piacimento» (n. 24).

In questo documento è stato aggiunto nella recente riforma il capitolo IX, che chiede «una debita istruzione del clero e dei fedeli» riguardo alla celebrazione eucaristica. A quando questa formazione?