Chissà che cosa si prova nel vedere che una superpotenza come gli Usa fa una legge apposta per te. Anzi. contro di te, per impedirti di metter piede sul suolo americano. E' successo a Hamid Aboutalebi, diplomatico del'Iran, che il suo Governo aveva scelto come rappresentante alle Nazioni Unite. Gli americani, però, si sono accorti che il buon vecchio Hamid aveva fatto da interprete agli studenti rivoluzionari che nel 1979 avevano dato l'assalto all'ambasciata Usa a Teheran e avevano poi tenuto 52 persone in ostaggio per 444 giorni.

Così il Parlamento americano ha approvato in cinque minuti una legge che vieta l'ingresso nel Paese a "chiunque sia stato partecipe di attività spionistiche o terroristiche" contro gli Usa. Aboutalebi, appunto. Si potrà discutere all'infinito se abbia senso considerare ancor oggi "terrorista" un uomo che compì determinate azioni 35 anni fa. Ma questa è una filosofia che agli elettori americani certamente non interessa, e ai loro rappresentanti al Congresso di conseguenza.

Più sfizioso chiedersi perché l'Iran abbia sfidato la sorte con questa nomina proprio mentre i negoziati con gli Usa sul nucleare in corso a Vienna non solo procedono, ma sembrano anche procedere bene. Un errore? Sarebbe clamoroso. Una voluta provocazione, per misurare il polso del vecchio avversario? Un siluro lanciato dall'interno, magari dagli ambienti che non amano molto le aperture del presidente Rouhani? Eppure il ministro degli Esteri, Ali Akhbar Salehi, è un fedelissimo del Presidente. Chissà.