Nilde Iotti riceve un mazzo di fiori da Pertini in occasione della Festa della donna.
Cento anni fa, il 10 aprile 1920, nasceva a Reggio Emilia, Leonilde (Nilde) Iotti. È stata la donna più celebre della politica italiana del Novecento, sia per le vicende private che per quelle pubbliche.
La sua vicenda privata più nota fu il legame con Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano. Togliatti, già sposato in età ormai matura, si innamorò della Iotti e lasciò la moglie Rita e il figlio Aldo. Come ricorda Filippo Ceccarelli, Togliatti “chiese una nuova abitazione al partito, che a tal punto gliela fece tribolare da costringere nel frattempo la coppia a sistemarsi, praticamente in clandestinità, al sesto piano delle Botteghe Oscure”. In seguito la coppia ottenne l'affiliazione di una bambina orfana, Marisa Malagoli.
Figlia di un ferroviere socialista, Nilde Iotti rimase orfana del padre a 14 anni. Ebbe un’educazione cattolica prima in un istituto magistrale di Reggio Emilia poi all’Università Cattolica di Milano (“meglio i preti dei fascisti”, diceva il padre). Molto presto Nilde Iotti divenne militante del PCI fin dal periodo clandestino, partecipò alla Resistenza dirigendo i Gruppi di difesa della donna e nel 1946 entrò nel Consiglio Comunale di Reggio Emilia.
Sempre nel 1946 Nilde Iotti fu eletta all’Assemblea Costituente. Con lei furono elette altre 20 donne. “L’Assemblea Costituente», ricordava Iotti, «è stata il luogo in cui si sono incontrati momenti diversi della storia d’Italia: gli esponenti della vecchia classe liberale, coloro che da antifascisti avevano conosciuto l’esilio ed il carcere, quelli che avevano combattuto nelle file della Resistenza e che erano soprattutto giovani, come me, che trovarono in quella esperienza la più grande scuola politica a cui si potesse partecipare».
Quella esperienza unica fu solo il primo passo di una lunga carriera nelle istituzioni e nel Partito Comunista. Eletta alla Camera nel 1948, Nilde Iotti fu rieletta ininterrottamente fino al 1996. Nel 1976 fu la prima donna a diventare presidente della Commissione Affari Costituzionali e nel 1979 subentrò a Pietro Ingrao, altro esponente di spicco del PCI, nella carica di Presidente della Camera.
Nel suo primo discorso dopo la sua elezione, il 20 giugno 1979, disse fra l’altro: “Io stessa - non ve lo nascondo - vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita”.
Stimata e apprezzata per il suo equilibrio e il grande senso delle istituzioni, nel marzo del 1987, durante una crisi di governo, a Nilde Iotti fu affidato un “incarico esplorativo” dal Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.
Il primo giorno da “esploratrice” (un ruolo che in teoria poteva portare Nilde Iotti alla guida del Governo) fu raccontato così su Repubblica da Miriam Mafai: “Il presidente Iotti, incaricato di accertare se esista o meno la possibilità di proseguire la legislatura fino al suo termine naturale ha trascorso le prime ore della mattina a definire con il capo della sua segreteria e il vicesegretario generale della Camera il calendario delle consultazioni: il presidente del Consiglio a mezzogiorno e poi, nel pomeriggio le delegazioni democristiana e comunista. Nessun impegno politico per domenica. I colloqui riprenderanno lunedì. La giornata festiva sarà riservata, come di consueto, alla famiglia, alla figlia Marisa e ai nipoti. La Iotti ha sempre tentato di salvaguardarsi spazi personali, anche nel pieno delle più burrascose vicende politiche. Ed anche questa volta non vi rinuncia”.
Il mandato esplorativo non andò a buon fine. Nilde Iotti rimase Presidente della Camera fino al 1992. Fu rieletta alla Camera ancora nel 1996 e il suo ultimo incarico istituzionale fu quello di vice presidente del Consiglio d’Europa. Ricoverata in clinica per problemi cardiaci, consapevole di essere in “difficilissime condizioni” (come scrisse a Walter Veltroni durante il ricovero), Nilde Iotti si dimise da parlamentare nel novembre del 1999 e morì il 4 dicembre dello stesso anno. I funerali si svolsero due giorni dopo a Piazza di Monte Citorio, di fronte alla Camera dei deputati.
Fra gli interventi ci fu anche quello di Tina Anselmi, esponente di spicco della DC, avversaria politica e amica. Avevano in comune gli studi alla Cattolica, la qualifica professionale di insegnante, la militanza antifascista e l’aver dato alle donne italiane visibilità politica (la Anselmi fu la prima donna ministro). Nel suo intervento quel giorno Tina Anselmi disse tra l’altro che Nilde Iotti "aveva una concezione della democrazia in cui l'avversario politico è un amico. Guardava sempre alle ragioni dell’altro". E volle ricordare di quella volta che la Presidente della Camera, durante uno spostamento in automobile, fece fermare il suo autista davanti a un’edicola e gli chiese di comprare una copia di Famiglia Cristiana.