I lettori di Credere conoscono bene Alessandro Zaccuri, scrittore e giornalista: l’abbiamo incontrato anche lo scorso anno, quando, in occasione della pubblicazione di un suo racconto estivo per il settimanale, ci aveva narrato un po’ della sua vita.
Sappiamo che Zaccuri, nato al mare della Spezia, cresciuto in una famiglia degli anni Sessanta, si è trasferito da piccolo, prima a Pavia e poi a Milano, si è laureato in Lettere all’Università Cattolica e ha intrapreso la carriera giornalistica, che lo ha visto, tra l’altro, firma delle pagine culturali di Avvenire.
È uscito da pochi mesi il suo ultimo romanzo, Poco a me stesso, Marsilio, un susseguirsi di colpi di scena a Milano seguendo la storia di Alessandro Manzoni e della madre Giulia Beccaria. Zaccuri ora ha regalato ai lettori un racconto inedito (sarà pubblicato su Credere n. 35) che ci porta nel suo “luogo dell’anima”, la basilica di San Nazaro in Brolo a Milano.
«I miei luoghi dell’anima, quelli che risvegliano qualcosa nella dimensione del ricordo, dell’attesa o dell’esperienza, non sono clamorosamente noti e nemmeno monumentali: sono molto legato ai dettagli, alle cose piccole che ti puoi portare dentro in modo più semplice. Alla basilica di San Nazaro sono affezionato per un motivo biografico, che svelerò nel racconto: in particolare amo la piccola cappella Trivulzio, del Bramantino, una cappella funebre, da cui si passa per entrare in chiesa. Le tombe sono poste in alto e trovo incantevole questa immagine dei corpi che paiono fluttuare anziché rimanere a terra. Sembrano unirsi già, con le loro spoglie, alla promessa futura». I luoghi dell’anima per Zaccuri sono quelli che ci aprono alla possibilità. Può essere un paesaggio, un angolo di una casa, la poltrona di una nonna: qualcosa che ci offre ogni volta l’opportunità di trovare ciò che cerchiamo.
LUOGHI CHE APRONO ALL’ASCOLTO
«Un altro posto per me significativo è a Berlino: nella Porta di Brandeburgo c’è la Sala del Silenzio, un luogo in cui chi entra può sostare a meditare o prendersi una pausa dal frastuono esterno: lì c’è un quadro astratto pieno di colori e sfumature, ogni volta mi sembra di vedere affiorare una croce».
Talora, mi dice, si ha anche la fortuna di avere un luogo dell’anima condiviso in famiglia: «Per noi è stato un viaggio in Israele nell’estate del 2019: quella terra richiama l’esperienza dello stare insieme e dell’aprirsi alla possibilità e all’ascolto. Una sera, con mia moglie e i nostri tre figli, abbiamo assistito al tramonto sul mare a Tel Aviv, un tramonto diverso dal nostro, molto rapido, un momento bello e familiare che ci teniamo stretto».
Da gennaio di quest’anno Alessandro Zaccuri è direttore della comunicazione dell’Università Cattolica, la più grande università cattolica di Europa, con 12 facoltà, 5 campus – a Milano, Brescia, Piacenza, Cremona, Roma – più di 100 corsi di laurea e oltre 45mila studenti. Nel 2021 la Cattolica ha tagliato un importante traguardo: i cento anni di vita. Per l’Università, mi spiega, ragionare sul cambiamento d’epoca e sulle sfide della Chiesa vuol dire ritrovare alcuni elementi caratteristici anche del progetto dei fondatori: «Per esempio il rapporto con la scienza, che era fondamentale per padre Agostino Gemelli e si declina molto nei termini della sostenibilità. Poi c’è il tema del nuovo umanesimo, anche e specialmente nei confronti delle nuove tecnologie; il tema della migrazione; quello della pace, per costruire un laboratorio di convivenza e buone pratiche, soprattutto di immaginazione della pace».
«È un impegno che mi gratifica», continua Zaccuri, «che rientra nel solco di pratica di fede. La Cattolica è una realtà stimolante e impegnativa: è una grande occasione, per citare papa Paolo VI, per esercitare la “carità intellettuale”. Il mio lavoro, quello della comunicazione, favorisce l’azione di tutti gli altri e la rende visibile. La sfida è trovare le modalità per farlo dopo la pandemia, confrontarsi con le esigenze della Generazione Z, quella dei ventenni che già erano digitalizzati e che lo sono diventati ancora di più. L’università non può essere spettatrice, deve riuscire a essere incisiva e accogliente nella comprensione. C’è il desiderio e la volontà di tornare a fare l’università in presenza e c’è anche la speranza di conservare il meglio degli strumenti sperimentati in questi due anni».
IL BELLO DI LEGGERE
Un cambiamento che rivitalizza, quello di Zaccuri, vissuto anche in famiglia: «Ho la fortuna che ogni cosa che mi capita è inserita in una dimensione di famiglia e di affetto. È una grande risorsa. Insomma, mi sento come uno che non cammina mai solo, come dice la canzone: You’ll Never Walk Alone. Semmai si deve stare attenti a non far pesare troppo la fatica del cammino, ma è un’arte che si impara… bisogna esercitare la riconoscenza».
Alessandro Zaccuri ha in serbo due consigli per le letture di questa estate: «Il libro diario Vi scrivo dal treno (Vita e Pensiero) di Armida Barelli, da poco beatificata, unica donna tra i fondatori della Cattolica, creatrice della Gioventù femminile dell’Azione cattolica. Barelli ha sostenuto moltissimo la devozione al Sacro Cuore, una delle caratteristiche dell’ateneo, una devozione moderna in cui prende una sua centralità la “spiritualità dell’interiorità”, di Cristo e dell’essere umano che riscopre se stesso. Poi consiglio la lettura di Ucraina (Mondadori): si tratta di una raccolta di fiabe, racconti e poesie, un viaggio letterario attraverso la storia di questo Paese e della sua cultura».