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giovedì 07 novembre 2024
 
Palermo
 

Carità, dialogo e giustizia: la Porta di Biagio tra Sicilia e Africa

24/12/2015  La Porta della Misericordia aperta nella “Cittadella del povero e della speranza” dal vescovo, monsignor Corrado Lorefice. Viaggio nelle strutture multietniche fondate da Conte.

Biagio Conte davanti alla Porta Santa della Cattedrale di Palermo. Foto di Pietro Motisi.
Biagio Conte davanti alla Porta Santa della Cattedrale di Palermo. Foto di Pietro Motisi.

Poveri, immigrati, profughi, disoccupati, senza fissa dimora ed emarginati trascorrono un’indimenticabile vigilia di Natale, a Palermo. Nel pomeriggio del 24 dicembre, monsignor Corrado Lorefice apre una speciale Porta Santa nella “Cittadella del povero e della speranza” di via Decollati, fondata e gestita da Biagio Conte.

Il parroco di frontiera di Modica, divenuto arcivescovo di Palermo, abbraccia il missionario laico da decenni al fianco degli “ultimi” del capoluogo siciliano. Un abbraccio tra due protagonisti – in ambiti diversi – di quella «Chiesa povera per i poveri» agognata da papa Francesco e ispiratrice del Giubileo della misericordia. Come evidenziato da monsignor Lorefice, «la nostra bussola deve essere la Costituzione della Repubblica italiana. Quell’articolo 3 che ognuno è chiamato a rendere reale nella vita di ogni giorno. Per realizzare tutto questo Palermo ha un’energia speciale, quella della testimonianza di tutti gli uomini che hanno effuso il loro sangue per creare una convivenza umana».

La “Cittadella del povero” di via Decollati è la più recente delle tre preziose strutture d’accoglienza palermitane fondate da Biagio Conte, insieme con l’instancabile salesiano don Pino Vitrano, nel quartiere Oreto-Stazione. La più antica è la “Missione speranza e carità” di via Archirafi, nata nel 1993 nell’area del vecchio disinfettatoio comunale. La seconda è la “Missione femminile” di corso Garibaldi, a pochi passi dalla stazione Centrale. In totale, le strutture di Biagio Conte ospitano circa un migliaio di persone di tutte le età e di tutte le etnie.

Biagio Conte davanti alla Porta Santa della sua struttura aperta il 24 dicembre dall'arcivescovo Corrado Lorefice. Foto di Pietro Motisi.
Biagio Conte davanti alla Porta Santa della sua struttura aperta il 24 dicembre dall'arcivescovo Corrado Lorefice. Foto di Pietro Motisi.

Nella “Cittadella del povero” e nella “Missione speranza e carità”, nei giorni che hanno preceduto l’apertura della Porta Santa, si notavano la gioia e l’emozione degli ospiti in trepidante attesa per l’evento. Palermitani, africani ed europei dell’Est, d’altronde, convivono serenamente. E insieme hanno atteso il Natale. C’era allegria nei volti di chi avrebbe tutte le ragioni per essere triste e indignato, poiché escluso da una società dominata dalle ingiustizie sociali e dalle diseguaglianze economiche.

L’allegria e la trepidazione degli ospiti contagia Biagio Conte, che ha 52 anni, la barba lunga da mistico, gli occhi vivaci dei siciliani e il volto fiero. Nato in una famiglia benestante di Palermo, figlio di un imprenditore edile, dopo una giovinezza spensierata, entra in crisi esistenziale. Accompagnato dal suo inseparabile e fedele cane Libertà, Biagio Conte vaga nell’entroterra siciliano, si ciba di bacche, vive da eremita, dorme nelle grotte, finché non decide di intraprendere un pellegrinaggio ad Assisi, nei luoghi di san Francesco, per poi tornare a Palermo e fondare la Missione speranza e carità.

Oggi, Biagio Conte non nega i problemi quotidiani, ma invita tutti alla speranza: «È un momento storico difficile, tra guerre e crisi economica, ma il Signore ci ha insegnato a cadere e rialzarsi. Alzati e cammina!». Un motivo di speranza in più è rappresentato dal Pontefice e dalla sua scelta di un parroco di frontiera come nuovo arcivescovo di Palermo: «Se non ci fosse papa Francesco, con il suo messaggio in difesa della pace, della giustizia e della solidarietà, saremmo davvero rovinati, il mondo non avrebbe un’ancora di salvataggio. Dio è presente e lo ha dimostrato donandoci papa Bergoglio come successore di san Pietro e monsignor Corrado Lorefice come nuovo vescovo».

Biagio Conte è felice per la decisione di aprire una Porta Santa nella “Cittadella del povero”: «La nostra porta è un segno, perché è una Casa di preghiera per tutti i popoli del mondo. È un invito al perdono e all’accoglienza nei confronti di tutti, senza differenze di etnia, religione, cultura, censo, età».

Biagio non ha dubbi: «Dio ci esorta ad aprire le porte e a dialogare con gli altri popoli, con le altre confessioni religiose e con i non credenti. Per questo motivo, con gli ospiti delle nostre strutture abbiamo preparato un presepe multietnico, ambientato tra la Sicilia e l’Africa, con molti riferimenti ai profughi e agli immigrati che sbarcano sulle nostre coste alla ricerca di un futuro migliore».

Biagio Conte lancia due appelli importanti, in occasione del Giubileo della misericordia. Il primo è un invito al perdono incondizionato: «Perdonate tutti, amici e nemici, parenti e conoscenti, vicini e lontani, stranieri e concittadini». Il secondo appello riguarda le diseguaglianze sociali ed economiche: «I ricchi possano aprire il loro cuore nei confronti dei poveri».

Il regista Pasquale Scimeca – autore dello splendido film Biagio – è euforico per l’iniziativa dell’apertura della Porta Santa nella “Cittadella del povero”: «È un gesto – simbolico e concreto, nello stesso tempo – di straordinaria bellezza, che mette i poveri al centro del progetto della Chiesa. Biagio Conte sta realizzando il sogno e gli ideali di san Francesco. La sua Missione ospita tutti senza distinzione di razza, religione e cultura. Le sue strutture sono finalizzate non solo all’accoglienza, ma anche al diritto al lavoro e al ricupero della dignità di poveri, migranti, alcolisti e detenuti».

 
 
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