La scarsa attenzione che i media nazionali laici hanno dedicato alla 48.ma Settimana sociale di Cagliari è, forse, la cartina di tornasole dell’attuale insignificanza dei cattolici nel mondo della politica e delle istituzioni. «Non è una bella notizia per l’Italia», ha detto l’economista Luigino Bruni, commentando l’“imbarazzante silenzio” mediatico sui lavori della Settimana, come ci fosse una sorta di “censura culturale”, quasi che i cattolici non fossero cittadini di questo Stato. «Ai cattolici», ha detto l’economista Bruni, «si lascia un certo spazio e una certa libertà di esprimersi in pubblico, ma soltanto su temi inseriti in una lista chiusa di argomenti “eticamente sensibili”. Possono parlare di povertà, di vita (senza esagerare), un po’ di famiglia. Ma se iniziano a parlare di lavoro, di tasse, di scuola, addirittura di economia e di finanza, escono dalla lista bloccata e semplicemente vengono ignorati». Se su un tema così vitale, quale il lavoro e la disoccupazione giovanile, il mondo laico è stato latitante a Cagliari, i cattolici, da parte loro, si sono impegnati a tornare a essere di nuovo incisivi nella società, come lo furono ai tempi della Costituzione italiana o dello Statuto dei lavoratori, attingendo al prezioso patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa. «Se il mondo si sente straniero al cristianesimo», diceva Paolo VI, «il cristianesimo non è straniero al mondo».
In questa società liquida, ricorda ancora Luigino Bruni, «il mondo cattolico è tra le poche “agenzie globali” capaci, per vocazione, di portare avanti un discorso profetico sull’economia, sul lavoro, sulla finanza». Occorre, però, da parte di tutta la comunità ecclesiale, in particolare dei laici impegnati nel sociale e nella politica, una vera “conversione culturale” alla riscoperta del senso del lavoro. «È vero che la Chiesa non è un’agenzia di collocamento sociale», ha detto il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, «ma è anche vero che la vita delle nostre comunità non può limitarsi alla catechesi, liturgia, processioni e benedizioni». Anche la “questione sociale”, in particolare il lavoro, è luogo di evangelizzazione. Monsignor Filippo Santoro, presidente della Settimana sociale, ha aggiunto: «L’asse portante della nostra società non può essere lasciato in mano all’attuale modello di sviluppo, non può vedere assenti o insignificanti i cattolici. La rilevanza pubblica dei cattolici deve svilupparsi sino a incidere sui problemi vitali delle persone e della società, quali il lavoro, la famiglia, la scuola, la difesa della salute, dell’ambiente e dei migranti».E una particolare attenzione va posta verso i poveri, gli “scartati” da un’economia e da un modello di sviluppo che non mettono al centro la dignità della persona, mail profitto: un “idolo” cui sacrificare tutto. «Per la Chiesa», scrive papa Francesco nell’Evangelii gaudium (198), «l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica».
Tra le proposte per un “lavoro degno”, la Chiesa italiana ha chiesto con forza il rispetto della domenica come giorno di riposo. «Senza la domenica non possiamo vivere», dicevano i martiri di Abitene (Tunisia), uccisi nella persecuzione del 303 per non rinnegare la loro fede cristiana.Ma della domenica, ha aggiunto il cardinale Bassetti, «ha bisogno anche la nostra società secolarizzata; ne ha bisogno la vita di ogni uomo, ne hanno bisogno le famiglie per ritrovare tempi e modalità per l’incontro». Così, un nuovo “patto sociale” che salvaguardi la dignità umana e crei lavoro, potrà e dovrà essere il terreno fecondo per una rinnovata presenza e unità dei cattolici in politica. Un’unità da fare sui contenuti, senza rimpianti e nostalgie per il partito unico dei cattolici. Il lavoro è, oggi, il solo tema forte che può riportare i cittadini al voto alle prossime elezioni politiche. Purtroppo, è anche il più ignorato dai politici, che parlano di tutt’altro.