L’altro giorno sull’Adige.it una notizia strabiliante. Un’insegnante che, colpita dalla bottiglietta d’acqua lanciata da una studentessa, mette una nota sul suo diario. E fin qui, niente di strano. Se non che la madre della ragazza, una volta tornata a casa, cosa pensa bene di fare? Una “contro nota” sotto quella della prof dove dubita della verità dell’accaduto.
Ora, certo non serve ricordare l’epoca dei nostri nonni novantenni che come forma di punizione e di pedagogia, per fortuna oggi superate, avevano la maestra che per punirli li picchiava con una bacchetta sulle mani; né quella delle nostre madri sessantenni che se a scuola prendevano uno “scappellotto” a casa, per la stessa cosa, ne ricevevano due. O la disciplina dei quarantenni che se prendevano un brutto voto, senza tragedie, il commento dei papà era: “o hai studiato poco o non hai studiato bene. Andrà meglio la prossima volta”.
Ma qui di certo si sta esagerando.
E non solo nella difesa strenua dei nostri ragazzi, che ci mancherebbe altro vanno ascoltati, aiutati, affiancati e custoditi; questi sono atteggiamenti giusti e dovuti, sempre. Ma nella denigrazione totale dei loro insegnanti. Quante volte sentiamo dire dalle mamme “la maestra è una stupida” fuori da scuola?
Un atteggiamento che non giova agli insegnanti che faranno fatica a fare il loro mestiere, perché di questo si tratta e che vanno rispettati proprio perché sono dei professionisti anche se sbagliano. Ma fa male anche agli alunni che hanno bisogno, per crescere, di punti di riferimento credibili e riconosciuti dalle loro famiglie.
Si tratta comunque di un fatto è grave come commenta Paola Spotorno, insegnante e titolare della rubrica di Famiglia Cristiana Pianeta Scuola che aggiunge sulla base della sua esperienza: «per fortuna la maggior parte dei genitori ha ancora voglia di collaborare, anzi ci chiede di fare squadra per insegnare il senso delle regole e vuole che vengano comunicati i comportamenti inadeguati per porvi rimedio».
Purtroppo ricorda che episodi come quello descritto si verificano più spesso che in passato: «E’ evidente che rispondere a una nota con una nota è la ragione stessa del comportamento dell’alunno. Se la famiglia non rispetta l’istituzione scolastica e le sue regole più elementari come può farlo l’alunno? Forse da qui dovremmo partire tutti: ridare alla scuola quella centralità, quel rispetto, quell’autorevolezza che dovrebbe avere rendendola così in grado di crescere, insieme alle famiglie veri cittadini consapevoli».